venerdì 19 maggio 2017

Altitudine: la lente di ingrandimento per capire i grandi vini di montagna. Il caso alto Adige



 “ Dalle Valli Alle Vette” : non poteva esserci titolo più accattivante per il banco di assaggi di 50 etichette che hanno rappresentato la produzione vitivinicola altoatesina di almeno 200 cantine dell’Alto Adige. L’evento si è tenuto all’hotel Westin Palace di Milano, organizzato dal Consorzio Vini Alto Adige in collaborazione con la delegazione AIS di Milano
Altitudine: una sorta di lente di ingrandimento per capire i vini di montagna  partendo da un dato storico visto che il nostro Paese era la culla della viticoltura di collina e di montagna tanto che i romani e prima ancora gli etruschi preferivano i declivi collinari che furono abbandonati con al dissoluzione delle proprietà monastiche e della nobiltà. Oggi i vini di montagna- dopo un lunghissimo periodo di abbandono, salvo gli eroici pochi imprenditori, sono tornati a reclamare e giustamente il loro grado elevato di nobiltà.  Complice il surriscaldamento del clima così che aree come il Trentino-Alto Adige possono trarre vantaggio da quote  con caratteristiche climatiche adatte alla coltivazione della vite. Parliamo di acidità elemento fondamentale per le uve base spumante che può essere compromesso dalle elevate temperature. Per conservarlo esistono due metodi: anticipare la vendemmia o piantare i vigneti in altitudine dove l’acidità è garantita dalle forti escursioni termiche notturne e diurne. Un tempo per le uve bastava un’altitudine di 350m.s.l. oggi, non meno di 500. La maturazione dell’uva avviene soprattutto in presenza di luce, maggiore ovviamente  in rapporto all’altitudine dove arriva una migliore illuminazione. Non dimentichiamo ovviamente il calore che aumentano la gradazione alcolica ma questo elemento in montagna è favorito proprio dalla più lunga esposizione solare. Certo è che  alzandosi dal livello del mare si ha un graduale abbassamento di temperatura che fa ritardare la maturazione ma qui entra in gioco una sorta di jolly che rimescola le carte: la latitudine elemento che con l’altitudine determina il clima di una località. E’ proprio il ruolo ambientale che concorre ad alcune caratteristiche dei vini di montagna: sono più biologici di quelli di pianura perché ottenuti spesso con minore ricorso ai trattamenti. Hanno una maggiore finezza aromatica , un gusto sorprendente e certamente non omologato frutto di una ricerca che si rivolge soprattutto ai vitigni autoctoni. Torniamo allora al lungo percorso della degustazione: dai 200 metri del lago di Caldaro ai  1.000 metri di Magrè, dalla ricchezza e morbidezza dei Pinot Grigio, Lagrein e Cabernet che prendono vita ai piedi delle colline, ai profumi del Sylvaner, Riesling, Muller Thurgau e Kerner ad alta quota, passando per la fragranza e la succosità della fascia collinare con i suoi Pinot Bianco, Sauvignon e Gewurztraminer e bollicine. Per le medie altitudine si fanno avanti i rossi come il Pinot Nero stupendi per finezza e sottigliezza.

La storia dei vini di montagna non finisce qui: ne riparleremo con le infinite sfaccettature dei luoghi pardon delle altitudini di cui ne sono espressione.




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