mercoledì 3 agosto 2016

I messaggi in bottiglia





In un’era in cui la comunicazione impiega  un manciata di secondi per inviare e ricevere un sms, sembra quanto meno singolare parlare dei messaggi in bottiglia: eppure è di pochi giorni fa la notizia che è stata ritrovata sulla spiaggia di Skala Cefelonia, in Grecia una bottiglia contenente un messaggio scritto 23 anni ( il primo maggio del 1990 ) da una turista tedesca che era a bordo di una barca a vela nell’oceano. Grazie al  gioco delle correnti che si ripetono da anni, meglio centinaia di anni, queste bottiglie con il loro prezioso contenuto arrivano  sulle spiagge distanti chilometri e chilometri dai luoghi in cui vengono lasciate impiegando a volte un tempo infinito ! Storicamente il messaggio in bottiglia nasce come strumento scientifico: la prima bottiglia venne lanciata in mare nel 310 a.c. dal filosofo greco Teofrasto che voleva dimostrare che il Mar Mediterraneo non era altro che un bacino dell’oceano atlantico. Il sistema ha funzionato nel tempo tanto che fu utilizzato nel XIX secolo dal capo del Dipartimento di Cartografia e strumentazione della Marina degli Stati Uniti, Matthew Fontaine Maury (gennaio 1806-Febbraio 1873) che usò le bottiglie per studiare le correnti superficiali e tracciarne le oceaniche. E’ con questo sistema che,nel 1855, venne redatta la “ geografia Fisica dei Mari”, il primo testo di oceanografia moderna. Anche i luoghi hanno la loro importanza: l’Artico a causa delle correnti profonde, è strategico per determinare la direzione delle stesse a causa dello scioglimento dei ghiacciai. Questi generano infatti, una notevole massa di acqua fredda che è in grado di modificare il percorso delle correnti oceaniche tanto che per conoscere nuovi percorsi oggi si lanciano bottiglie biodegradabili che vengono seguite dai computer. Fascino, mistero, tragedie, amori, appelli: le bottiglie con i loro messaggi contengono un mondo di storie, sentimenti, paure e speranze a cominciare da Cristoforo Colombo che, temendo di affondare con le caravelle, affidò a una bottiglia la documentazione sulle sue scoperte, fino a un vero e proprio sistema di comunicazione “segreto” della flotta britannica del XVI secolo che potevano essere letti, pena la morte, esclusivamente dagli Uncorker of Ocean Bottles, gli ufficiali della marina nominati da Elisabetta II.

 Bottiglie con date incredibili come quella scritta da un marinaio giapponese nel 1794. Chunosuke Matsuyama, questo il nome del marinaio, naufragò con i 43 compagni di viaggio su un’isola del Pacifico. La disgrazia incisa su un  un pezzo di legno di cocco fu ritrovato inserito nella bottiglia 150 anni dopo vicino al villaggio giapponese di Hiraturemura  Altra data, altra storia come  la bottiglia vecchia di 109 anni lanciata in mare durante una spedizione scientifica dei primi del Novecento ritrovata su una spiaggia tedesca del Mare del Nord. All’interno una cartolina da rispedire al mittente, il Marine Biological Association di Plymouth.Infinite storie come il messaggio affidato a una bottiglia da Jeremiah Burke e sua cugina  Nora Hegarty, salite a bordo del Titanic per raggiungere le sorelle a Boston. Prima di salpare la madre di Burke gli diede una bottiglia di acqua santa…. E ancora la storia d’amore iniziata con un messaggio scritto nel 1956, da un marinaio svedese alla ricerca di una donna ”bella e distante”. L’Oceano trasportò il suo messaggio fino in Sicilia. Due anni più tardi Paolina una donna siciliana rispose ”Io non sono bella, ma sembra così miracoloso che questa piccola bottiglia abbia viaggiato tanto a lungo per arrivare sino a me, che devo inviare una risposta”. I due iniziarono a scriversi e la corrispondenza si concluse con un matrimonio.. in Sicilia! Per gli amanti dei messaggi in bottiglia sappiate che all’interno del Museo Nazionale di Turks and  Caicos  ( isole atlantiche a sud della Florida) vi è il” Museo del messaggio in bottiglia” in cui sono conservate le numerose bottiglie depositate  sulle spiagge dell’isola di Gran Turk e raccolte dalla fondatrice del museo Grethe Seim.

Sete? Attenzione al troppo alcool




Assunzione eccessiva di alcool? Succede, complici le serate in compagnia di amici, il caldo che invita a qualche bicchiere in più. Sete, tanta sete la mattina dopo. E’ questo l’effetto più visibile e immediato della disidratazione che avviene quando si è bevuto molto. L’alcol infatti è un potente diuretico che porta a urinare più del normale con conseguente perdita di molti nutrienti essenziali come  vitamine e sali minerali. La disidratazione causata dall’alcool può anche aumentare l’acidità nello stomaco e nell’intestino, causare bruciori alla gola e alla bocca dello stomaco. Attenzione ai diabetici in quanto molto alcol può portare a produrre troppa insulina con conseguente calo di zucchero nel sangue. Bere si ma con moderazione facendo attenzione a mantenere il corpo sempre idratato con frequente assunzione di acqua che può aiutare a minimizzare l’effetto di alcool nel corpo.

Vino e New Tech: Un mercato da 790 milioni di $ - Ricerca pubblicata da Web in Vigna

Ormai sono entrate nella nostra vita quotidiana, app per comunicare o per orientarsi, app per pagare un bollettino o per prenotare un posto in aereo, per cercare un paio di scarpe o scrivere un articolo per il blog. Applicazioni, IoT, droni, stampa 3D, sono prodotti delle nuove tecnologie che negli ultimi 10 anni hanno modificato il nostro modo di fare le cose o di usufruirne.
Il mondo si muove
Le app sono la più nota rivoluzione introdotta dagli smartphone, anzi, sono l’ovvia conseguenza dell’invenzione di Steve Jobs quando presentò il primo iPhone nel gennaio 2007 al Macworld Conference & Expo di San Francisco.
Da quel momento si è aperto un mercato quasi infinito per gli sviluppatori di applicazioni, ed ogni brand che si rispetti ha la propria app con la quale visitare il sito aziendale, muoversi tra gli scaffali dei prodotti, prenotare l’ultimo modello in produzione.

Il mondo del turismo in particolare ha beneficiato dell’unione tra codice di programmazione e tecnologia di geolocalizzazione,  trasformando la ricerca di un albergo o di un ristorante in una attività di pochi minuti.
Non parliamo poi del food: prenotare un tavolo per la sera, scegliersi il menù, addirittura fare la spesa, tutto si può fare grazie ad un’app.
Anche il mondo del vino si muove in questo ambiente, le applicazioni come Vivino oWinesearcher sono da considerare un po’ le Shazam del vino: inquadri una bottiglia, scatti una foto, e dopo un attimo compare la scheda tecnica di quel vino con indicazioni utili per l’abbinamento e per l’acquisto.
Lo scorso anno la società di venture capital francese che agisce nei tre settori Vino, Cibo e Turismo, 33entrepreneurs, ha rilasciato una mappatura di oltre 500 startup tecnologiche e circa 1600 app che riguardano il vino. Il report è stato pubblicato anche su Medium.


Dividendo app ed aziende tecnologiche in base al loro obiettivo (Produzione, Suggerimenti, Vendita/Consegna, Consumo, Enoturismo e Attività), il grosso della tecnologia è orientato al cliente finale, ossia ai Suggerimenti (32%) ed alla Vendita/Consegna (39%). Seguono le startup dedicate al Consumo e Produzione con stranamente ultimo l’Enoturismo.

Vino e New Tech: Un mercato da 790 milioni di $

Non tutte producono una innovazione utilizzabile, alcune sono sicuramente improbabili come i flaconcini di vino da 10cl per degustazioni veloci, ma tra queste c’è anche Coravin, la ditta produttrice delle spine da inserire nel tappo della bottiglia per il servizio al bicchiere. In ogni caso il gran numero di aziende coinvolte indica che il mercato del vino è stato finalmente scoperto anche dalla tecnologia, e soprattutto dimostra come, specialmente nel campo dell’enoturismo, ci siano ancora margini enormi di inserimento.
Quando sono andato a Navelli per Naturale, oltre agli assaggi ho parlato con alcuni dei produttori più giovani, chiedendo se e come utilizzassero il web nella loro azienda.


Le risposte sono state piuttosto deludenti, visto che il massimo che ho ottenuto è stato l’indirizzo della pagina Facebook. Piccole dimensioni aziendali ed una particolare visione del consumatore inducono i produttori a non occuparsi dell’utilizzo della rete e delle nuove tecnologie che stanno nascendo, lasciando che sia qualche foto sulla pagina Facebook a convincere il cliente ad andare a visitare la cantina ed acquistare il vino.
Questa illusione, sebbene mantenga il valore romantico del lavoro in vigna ed in cantina, di sicuro non alimenta il desiderio di andare a cercare un produttore mentre si è in vacanza in Abruzzo o in Piemonte. In Abruzzo vado spesso, ma raramente ho la possibilità (a meno di non conoscerne già l’indirizzo) di trovare una app o anche un sito web di geolocalizzazione dedicato alle cantine della zona. Spesso passo a pochi km di distanza da un produttore ma, non conoscendone l’esistenza, mi sfugge via lungo la strada. E in giro non ho il computer, ho lo smartphone. 

Tecnologia e piccoli viticoltori

Sono invece proprio le piccole dimensioni dei produttori che dovrebbero spingere all’utilizzo delle tecnologie moderne, a fronte di un investimento anche minimo (inserire la propria azienda su Google My Business è gratuito), per avere la possibilità di avere un afflusso di turisti e visitatori, invogliandoli magari con video professionali sul proprio canale YouTube.
E’ quasi sconfortante vedere ed ascoltare produttori giovani che rispondono che “…non credo molto nel web, io preferisco il contatto umano“. Giusto, il contatto umano è fondamentale soprattutto per un vignaiolo: ma se non ti conosco, come faccio a passare da te in vigna? Come riesco a sapere se la cantina è aperta per le visite, gli orari, se posso acquistare vino sfuso (ad esempio), o mangiare lì vicino?
E’ quasi sconfortante perché sembra che il mondo del vino, almeno in Italia visto che in Francia esistono realtà già ben configurate in rete, voglia negare addirittura la validità degli strumenti che il web 2.0, con le sue app, i canali di chat, i video, la IoT che sta iniziando a galoppare, mette loro a disposizione. La connessione di dispositivi di nuova generazione, come i wearable, con la diffusione delle nuove tecnologie web, ha una potenza enorme che però molti produttori di vino sembrano snobbare.
Tra nessun uso tecnologico ed una vigna piena di robot vendemmiatori, può esistere una virtuosa via di mezzo.
Ovviamente, serve un piano ben preciso, definire obiettivi, budget, ruoli. Può anche non piacere, Internet, e se la si intende relegata al solo Facebook sono anche d’accordo con voi. Bisogna però pensare che le persone si muovono, non rimangono ferme davanti al computer, e molte delle attività che fino a cinque anni fa si facevano al pc, oggi si compiono più agevolmente con il dispositivo mobile, il telefonino insomma. Che si avvale delle potenzialità che le nuove tecnologie, web e non solo, offrono.

Non solo i social

Se aprite un canale Telegram, ad esempio, un vostro cliente o un curioso può farvi domande e ricevere risposte; potreste far costruire un bot che dia automaticamente alcune risposte standard a certe frasi chiave, come il contatto via email o telefonico, o la mappa per raggiungervi centrata sulla posizione del visitatore.
Un semplice e poco costoso QR-Code in retroetichetta può fornire una enorme quantità di informazioni al cliente: la vostra bottiglia appare su scaffali di enoteche e tavoli di ristoranti, dove chiunque può vederla e scansionare il codice, anche se non la sta acquistando o bevendo in quel momento.
Un sensore di temperatura e umidità in alcune aree del vigneto potrebbe avvisarvi di qualche problema atmosferico per tempo.


Pubblicata da Web in Vigna.

Dieta mediterranea...addio?






E’ sempre importante parlare della relazione tra alimentazione e salute in senso positivo:  sottolineando gli aspetti positivi e protettivi dei singoli alimenti. Questo tanto più l’evidente allontanamento, da parte degli italiani, dalla dieta mediterranea nonostante i continui richiami di scienziati e nutrizionisti che non mancano di dimostrarne l’efficacia testata da numerosi studi. E infatti non solo mangiamo male, ma lo facciamo senza rendercene conto stando all’ultima ricerca di Gfk Eurisko effettuata sulla base di 15mila elaborati compilati sul  sito curarelasalute.com . Ebbene solo 2 italiani su 10 consumano la giusta quantità di frutta e verdura, nonostante pensino di mangiarne a sufficienza ( le raccomandazioni giornaliere sono 4-5 porzioni ). Latte e derivati: 2 su 10. Poco ma poco meglio il consumo di uova ricchi di vitamina D, 3 su 10. Brillano per assenteismo il pesce, la frutta a guscio. Cose già dette tante volte, evidenze che si confermano  anche in questa ricerca che si è basata su un test della piramide alimentare pubblicata appunto sul sito curarelasalute.it a seguito della campagna  promossa grazie al contributo di Pfizer Consumer Healthcare, con il patrocinio del Centro Studi sull’obesità dell’Università di Milano e della Università degli Studi del Molise. Fretta, stanchezza, poca fantasia sono cattivi consiglieri ” i più- dice il Prof Michele Carruba direttore del centro milanese - alla fine optano per un take-way, una pasta condita con quello che trovano in casa,  si rimpinzano di patatine, olive e tramezzini infarciti di maionese all’ora dell’aperitivo o provano l’etnico che non si sa come è cucinato. Il giro vita aumenta, la pancia pure e minacciosamente avanza  il diabete.. ” 
Nessuno sfugge a questa impietosa fotografia: bocciati sono gli studenti fuori sede tra i 19-27 anni che hanno risposto alle domande della Fondazione Istituto Danone, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con l’Università degli studi di Pavia. Il 10% salta la colazione, la sera il 60% opta per il take away almeno una volta la settimana (pizza o kebab), yogurt il 23%, succhi il 30%, cereali il 31%. Pesce, chi lo conosce? Non’è meno interessante la ricerca effettuata da Coca Cola   che ha puntato sul gusto per esplorare l’esperienza multi sensoriale su come vengono gustati cibi e bevande, le preferenze e i consumi.


Ricerca: Ritratto inaspettato sui gusti degli Italiani. La ricerca Coca-Cola



STUDIO SUL GUSTO 

Ecco la fotografia del RAPPORTO dell’ITALIANO CON IL GUSTO, che emerge da una ricerca condotta da YouGov per Coca-Cola



L’italiano può essere descritto in sei aggettivi:

·         ESPLORATIVO:
Quando si pensa agli italiani e il loro rapporto con il cibo ci vengono in mente  piatti e momenti legati alla  tradizione, ma è emerso che ben il 41% degli italiani si definisce avventuroso quando si tratta di provare nuove esperienze di gusto.

·         STAGIONALE:
La voglia di sperimentare nuovi gusti cresce inoltre d’estate.

·         DIVULGATORE:
La voglia di esplorare nuove esperienze di gusto è anche dettata dal fatto di poter poi raccontare la propria esperienza ad amici e parenti (42%).

·         FRUGALE:
Purtroppo, però, alcuni (38%) sostengono di non avere abbastanza tempo per godersi nuove esperienze di gusto a causa di uno stile di vita frenetico.

·         GODERECCIO:
Ma quando tra un impegno e l’altro si riesce a partecipare a qualche evento, la cosa che l’italiano ricorda maggiormente è proprio quello che hanno mangiato e bevuto (30%).

·         VISIVO:
Dalla ricerca è emerso inoltre che il senso più apprezzato tra i cinque è la vista (75%visivi),  infatti i segnali visivi sono fondamentali perché aiutano ad impostare le aspettative che ancorano la successiva esperienza di degustazione.




Sintesi delle evidenze a livello europeo
Oltre all’Italia, sono 9 i Paesi Europei (Belgio, Finlandia, Francia, Gran Bretagna, Germania, Olanda, Spagna, Serbia e Romania) che sono stati convolti nello “Studio sui Sensi” condotto da Coca-Cola, tramite l’ente di ricerca YouGov.
L’indagine, nel suo complesso, ha evidenziato dei macro-trend comuni, tra i quali:
 il fatto che più di un terzo (36%) degli europei si consideri avventurosa quando si tratta di cibo e bevande e che ammetta che, alla base di questa propensione, ci sia il desiderio di impressionare e vantarsi con gli amici;
 allo stesso modo, la mancanza di tempo a causa di uno stile di vita frenetico e pieno di impegni, costringe quasi la metà degli europei (45%) a mangiare pasti frugali;
 inoltre, il 35% di tutti gli intervistati prova nuovi gusti o “varianti” solo se si fida del brand;
 in merito ai cinque sensi, il 71% degli europei sottolinea l’importanza della vista;
 In merito al rapporto degli Europei con il gusto unico di Coca-Cola:
o più della metà (52%) la definisce come “rinfrescante”;
o quasi un terzo (31%) ha affermato che bere una Coca-Cola li fa sentire “rilassati”;
o è opinione comune, inoltre, che la temperatura della bevanda esalti il il suo gusto (43%).
Ma anche le peculiarità non mancano:
 I finlandesi sono i più inclini a consumare pasti frugali, senza realmente godersi il cibo e le bevande.
 I francesi, prediligono qualcosa di dolce al mattino.
 Oltre tre quarti degli inglesi predilige la vista tra i 5 sensi; i britannici sono anche i più propensi del resto dell’Europa nell’affermare che hanno un palato “povero” e, oltre la metà degli intervistati, ammette di non conoscere quanti siano i gusti “base”.
 Gli italiani affermano che la cosa che maggiormente ricordano di un evento è quello che hanno mangiato e bevuto.
 Gli olandesi sono i meno coraggiosi.
 I rumeni sono i più audaci.
 I serbi si definiscono come la popolazione con un palato più esperto e competente e sono più propensi a provare nuovi sapori in estate.
 Gli spagnoli amano concedersi del tempo per godere del mangiare e del bere.
 I tedeschi affermano che il gusto è il senso che maggiormente associano alla felicità.