giovedì 22 ottobre 2015

Ricerca: Il codice genetico che parla di tipicità


La struttura molecolare della pianta è un argomento di ricerca di grande interesse.
Lo affermano due progetti differenti, accomunati però dallo stesso obiettivo: dimostrare l’importanza di questo ambito anche per i vini di domani_Cominciamo con un’analisi del Cra-Vit coordinata dal professor Calò sulla biodiversità_Proseguiamo con gli studi del Gruppo Tecnico Masi sui geni della Corvina e di altre varietà in fase di appassimento per comprendere quale sia la più adatta all’Amarone

Con un “piccolo gruppo di lavoro”, nell’ambito del Cra-Vit (scusate le sigle, ma di altro non si tratta che dell’ex Istituto sperimentale per la Viticoltura con sede a Conegliano, Treviso), abbiamo affrontato da tempo il problema della sicura distinzione e caratterizzazione dei vitigni.
Siamo partiti con approfondimenti ampelografici; siamo passati a misure ampelometriche fino a registrazioni col
computer di silhouette della foglia tipo; abbiamo saggiato il valore degli isoenzimi, per approdare, naturalmente, all’analisi del Dna con i microsatelliti. Fate poco caso ai termini specifici, si tratta d’analisi ormai consolidate, che non possono essere nominate diversamente e che danno informazioni sicure. A un certo punto, constatato che la distinzione fra vitigni era diventata routinaria, abbiamo spostato l’attenzione sulla possibilità di scrutare la variabilità all’interno delle popolazioni varietali e ciò, come vari altri colleghi, per vedere di distinguere i diversi biotipi, alias cloni.
È qui, allora, che entra in gioco il piccolo gruppo, formato da Angelo Costacurta, Giacomo Morreale, Stefano Meneghetti e da chi scrive. Il problema era, come vi dicevo, evidenziare con il Dna sicure differenze fra cloni, dal momento che molti ottimi tentativi di altri colleghi non sempre apparivano sicuri.
Una strategia analitica messa a punto da Stefano Meneghetti, viceversa, dimostrava ottima, costante, precisa affidabilità.
Con questo metodo abbiamo cominciato a indagare all’interno della variabilità di alcuni vitigni. E se gli esperimenti erano nuovi, nuovo non era il concetto di queste varianti.
Infatti, l’osservazione delle differenze di tipi all’interno della stessa varietà ha un passato piuttosto remoto, anche se poco conosciuto. Basta consultare il Trattato di Agricoltura di Columella, nell’ottima traduzione di Rosa Calzecchi Onesti per Einaudi, e andare al libro III, 9- 1 per leggere:
Per quanto la natura abbia voluto che alcune varietà fossero particolarmente feraci, come la biturica e la basilisca, non può aver reso l’aminnea così sterile che su molte migliaia di piante di tale varietà non ve ne abbia essere alcuna buona produttrice... questo ragionamento è perfettamente verosimile, ma l’esperienza mi ha dimostrato che è anche vero”.
 Badate, questa percezione non è soltanto lontana nel tempo; implica anche sensazioni che penetrano nella mente e nella
sensibilità umana. Siamo convinti che i viticoltori abbiano seguito nei millenni innate e personali sensazioni per scegliere e selezionare i biotipi (come lichiamiamo oggi) adatti alle coltivazioni e non solo utilizzando la vista, ma soppesandoli anche con la mente e con l’istinto. Molti esempi, anche attuali, ce lo dimostrano.
Permettetemi di fare un nome per tutti: quello di Ruggero Forti che abbiamo visto dialogare con le piante.
Le analisi tecniche e statistiche, dopo e sovente, confermavano le sue scelte. Ora sappiamo che l’eterogeneità, all’interno dei vitigni, può essere dovuta a mutazioni e ad altre cause; sta di fatto che, per quella che chiamiamo
Selezione clonale, abbiamo sfruttato queste diversità, rischiando anche di impoverire una variabilità base essenziale di un insostituibile equilibrio con l’ambiente. E lo vedremo.
Per tornare, comunque, al nostro filo conduttore, prima una precisazione: quando utilizzo il termine ambiente non intendo le sole caratteristiche del clima e terreni, piuttosto un complesso di situazioni più generali nelle quali  anche l’uomo con le sue azioni e la sua cultura ha un peso. Ciò chiarito, ricordo ancora che i progressi delle analisi genetiche ci hanno permesso di notare sicure differenze fra vitigni, ma difficilmente siamo scesi a livello subvarietale e questa eventuale variabilità genetica, pur essendo componente fondamentale, è rimasta con una sua natura in parte sconosciuta. I nostri esperimenti, come sopra accennato, e le nostre analisi su diversi vitigni cominciano invece, ora, a chiarire alcune affascinanti realtà. Abbiamo constatato in modo evidente che i cloni possono essere ben distinti fra loro. Ma questo, che era lo scopo del lavoro, è diventato l’aspetto meno attraente, perché a una attenta lettura dei dati abbiamo trovato un interessantissimo legame fra i biotipi e la loro zona di origine. Seguitemi. In un primo lavoro, pubblicato su Molecular Biotechnology, abbiamo analizzato diversi biotipi, coltivati in vari Paesi, della Garnacha spagnola che è denominata Grenache in Francia e
in Italia Alicante e Gamay perugino al Centro, Cannonau in Sardegna e Tocai rosso a Vicenza. Con le analisi tradizionali del Dna sono risultati, come è giusto, il medesimo vitigno. Con le nostre indagini (strategia Meneghetti), invece, abbiamo distinto i tipi spagnoli da quelli francesi e italiani. Non solo: fra quelli italiani abbiamo differenziato quelli del Centro, della Sardegna e di Vicenza. Di più: fra quelli della Sardegna abbiamo potuto separare quelli di Cagliari da quelli di Jerzu. In un altro esperimento, i cui risultati sono in pubblicazione sempre su Molecular Biotechnology, abbiamo confrontato i biotipi di Malvasia nera di Lecce e di Brindisi che ora sono considerati (e lo sono) un medesimo vitigno. Anche in questo caso quelli raccolti in provincia di Lecce si sono distinti, per il Dna, da quelli raccolti in provincia di Brindisi. Abbiamo poi analizzato diversi cloni di Negroamaro e si sono differenziati addirittura per i Paesi nei quali erano stati reperiti; con l’unico selezionato in collina (a Ceglie Messapica) risultato il più geneticamente distante fra tutti. Ancora, abbiamo saggiato i nostri cloni di Primitivo. Qui il discorso è leggermente più lungo. Da tempo avevamo individuato nella zona di Gioia
del Colle (culla di questo vitigno), con l’aiuto di Gian Vito Masi, cinque biotipi dalle caratteristiche morfologiche diverse. Li abbiamo di seguito collocati nella stessa azienda dell’Isv a Turi, dove hanno mantenuto e confermato tali individualità. Infine li abbiamo sottoposti all’analisi del Dna, di cui parliamo, in paragone con il Primitivo tipico della zona litoranea jonica e con lo Zinfandel californiano (che sappiamo è sempre Primitivo). Ebbene, ancora una volta, si sono distinti per zona di provenienza e in maniera più netta rispetto alle pur evidenti diversità morfologiche. Le tipologie di Primitivo individuate nell’areale sudorientale della Puglia sono: grappolo bifido, lungo, medio-compatto, acino medio grande; grappolo bifido, lungo, mediamente spargolo, acino medio piccolo; grappolo cilindrico, a volte alato, mediamente corto, con acino medio-piccolo; grappolo cilindrico, con piccola ala, mediamente lungo, medio compatto, acino medio; grappolo cilindrico, a volte alato, corto, acino medio, buccia molto colorata, precoce, con maggior accumulo glucidico. Avevamo sotto analisi anche una serie di cloni di Malvasia istriana, i cui risultati sono in pubblicazione, e qui le distinzioni sono avvenute per costitutore.
Dal momento, però, che ogni costitutore aveva operato in un ambiente diverso (Friuli, Venezia Giulia, Istria) la distinzione, in fondo, è risultata sempre per ambienti.
Molti altri vitigni sono in osservazione, ma i dati finora ottenuti ci autorizzano a sottolineare una vera marcatura del Dna rispetto all’ambiente. Davvero una porta che si apre alla lettura scientifica, ricca di ricadute pratiche. Gli studi futuri ci potranno dare ulteriori verità e, forse, sorprese e farci conoscere se e come differenti ambienti possano modificare il Dna. Ora desidero, con i miei colleghi, sottolineare la variabilità accumulata in centinaia o migliaia di anni di coltivazione e selezione dello stesso vitigno in diversi siti, con il concorso dei viticoltori. E, allora, la sensibilità, prima ricordata, torna in gioco.
Come se effettivamente fra viticoltore e varianti dei vitigni, non sempre facilmente percepibili ma scritte nel Dna, si sia stabilito un dialogo che dona un senso e un valore  scientifico al concetto di tipicità: importante da seguire, dalla moltiplicazione dei vitigni, fino alla loro coltivazione e vinificazione delle uve. Tipicità che sarebbe dannatamente grave perdere in un sistema assolutamente particolare, unico e sensibile come quello della vite e del vino. Per comprendere ciò, consiglierei la lettura di Bevo dunque sono del filosofo inglese Roger Scruton. Meditiamo il seguente passo:
Io ho imparato da Michelangelo il pathos
dell’amore materno e la divinità della sofferenza; ho imparato
da Mozart la speranza che trasforma la tristezza più cupa
in gioia; ho imparato da Dostoevskij il perdono che purifica
l’anima. Questi doni della comprensione mi sono stati
dati dall’arte; ma quello che ho imparato dal vino è emerso
dal mio intimo, il vino è stato il catalizzatore, anche se non
la causa di ciò che ho appreso”.
 Leggetelo e vi accorgerete di quanto il pensiero sia coinvolto nella considerazione e rapporto col vino.



Antonio Calò

Presidente dell’Accademia italiana della Vite e del Vino

CULTURA: La sacralità del vino





Forse nessuna cosa più dei versi danteschi può farci comprendere come la forza del vino possa apparire una metafora della forza dello stesso spirito vi che si nasconde nella natura. Nella Divina Commedia Dante per spiegare il mistero della nascita dell’anima umana, evoca la trasformazione dell’uva in vino( Purgatorio ;XXV; 76-78” e perché meno ammiri la parola, guarda il calor del sol che si fa vino, giunto a l’omor che de la vite cola”. Il poeta, sulla scia della Somma Teologica di Tommaso d’Aquino, per far comprendere uno dei misteri più importanti della religione cristiana, vale a dire come Dio riesca ad infondere l’anima intellettiva negli essere umani in modo che questa produca l’inimitabile singolarità di ogni individuo, ricorre all’esempio della vite. Come nell’uva il calore del sole si fonde con la forza della vite e si trasforma nel vino, così Dio intervenendo nel processo di sviluppo del feto, ad un certo punto gli infonde la forza dell ‘anima che è parte stessa dello suo sacro spirito.
Ed è anche per questa antica idea di una sacralità insita nel vino stesso che la proibizione di somministrare il vino ai laici- ad un certo punto sancita dalla Chiesa cattolica- provocò non poche resistenze e ribellioni. L’insistenza con cui alcuni fedeli hanno rifiutato questa” comunione imperfetta” senza il vino, ci fa comprendere come la sacralità potesse essere concepita come intimamente connessa alla materialità, per così dire, del vino. Secondo il significato letterale della sacra Scrittura, l’Eucarestia, privata di uno dei suoi elementi più sacri, diventata incompleta e imperfetta. Ma come  si era arrivati a riservare il vino al solo clero? Se nei primi secoli si era usato sempre il calice per tutti, a poco a poco, nella Chiesa occidentale questa abitudine andò diminuendo, tanto che a determinarne il divieto ai laici fu la posizione di Tommaso d’Aquino che, sulla base di una pratica diffusa in alcune comunità del solo pane, affermò che non era opportuno l’uso del vino per la gente comune, soprattutto perché si rischiava che si potesse versare parte del sangue del Cristo. Con Tommaso, in sostanza la sacralità non è più legata al vino bevuto da ogni singolo fedele, ma al solo vino consacrato dal sacerdote. Proibizione sancita durante il concilio di Costanza 1415 che,  impose in maniera definitiva il divieto del calice ai laici. Proibizione non per la Boemia che  continuò la concessione della comunione sotto le due specie sancito dal concilio di Basilea 1436-1437 nella quale, tra l’altro, erano previste numerose altre concessioni ( “ Le compattate di Praga”). Le compattate furono abolite nel 1462 da Pio II e  tra queste l’abolizione della comunione con il vino che determinò una forte ribellione soprattutto di un gruppo  detto degli UTRAQUISTI, dalla parola latina utraque, ovvero” entrambe ( sottinteso le specie)”. Un affaire talmente importante da essere inserito nelle motivazioni della ribellione dei Boemi contro i cattolicissimi imperatori. Ribellione che sfociò nella defenestrazione di Praga del 1618 e quindi nella guerra dei Trenta anni. Richiesta ripresa anche da Martin Lutero che nella sua concezione del sacerdozio universale, rendeva impossibili tutte le differenze tra laici e clero che si erano consolidate nella storia della Chiesa. Anche nel concilio di Trento fu ripresa la questione e sebbene alcuni partecipanti si fossero dichiarati favorevoli a fare alcune concessioni soprattutto ai Boemi e gli Ungheresi, fu deciso di mantenere la comunione con il solo pane per i laici.

News: SALUTARE PER CHI HA IL DIABETE UN BICCHIERE DI VINO AL GIORNO:


Studio dell’Università Ben-Gurion del Negev, Israele.





La notizia è stata ampiamente ripresa dai media. In realtà a noi non stupisce perché il capitolo V di Vivere Frizzante - edito Diabasis - è interamente dedicato all’azione dell’alcool nel diabete di tipo2. Infatti il Documento di Consenso cui hanno collaborato le principali Società Scientifiche Italiane che hanno analizzato le numerose ricerche sul rapporto alcool e salute, indica, che un consumo moderato di alcol (in particolare vino rosso) è associato non solo a una riduzione dell’incidenza  del diabete mellito di tipo2 ma anche ad una protezione nei confronti delle complicanze cardiovascolari legate a questa forma di diabete.

Lo studio guidato dall’Università Ben Gurion del Negev, in Israele, ha analizzato per due anni 224 pazienti con età tra i 45-75 anni astemi che –nell’ambito di una dieta sana- hanno iniziato a bere vino moderatamente. I pazienti sono stati divisi in tre gruppi: uno cui è stato dato da bere acqua minerale , il secondo vino rosso, il terzo invece vino bianco. Dai risultati è emerso, che il consumo moderato di vino rosso ha livelli più sani di grassi nel sangue, una frazione di colesterolo buono più ampia di quello cattivo e una riduzione del rischio cardiometabolico. Maggiore controllo degli zuccheri in chi metabolizzava l’alcool più lentamente sia in caso di consumo sia di vino bianco che rosso.

News: IL DIABETE AL TEMPO DEL CIBO

 Ha ricevuto “ il riconoscimento Speciale del Bancarella Cucina 2015” il libro “ Il diabete  al tempo del cibo” a cura di Emanuela Baio - edizioni FrancoAngeli. 






La presentazione  ha riscosso grande successo di pubblico e di critica al  Premio Bancarella della Cucina giunto alla X edizione.” Il libro nasce da un Progetto pensato in occasione di Expo, dal titolo” la salute vien mangiando Piatti Sani per i diabete e non solo – Expo 2015” - racconta l’autrice, già senatrice  e  diabetica dall’età di 9 anni - ed ha come finalità la promozione della Dieta Mediterranea e dell’esercizio fisico nella terapia delle persone con diabete e affette da complicanze cardiovascolari. “ Il diabete- scrive nella prefazione il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin è una patologia che può essere contrastata e prevenuta da corretti stili di vita , prima ancora che con i farmaci“ 
Il diabete al tempo del cibo” raccoglie testimonianze di persone con diabete, accanto a testi scientifici di diabetologi, cardiologi e nutrizionisti. Non mancano ovviamente sane e gustose ricette.


Segue intervista con l’autrice Emanuela Baio Presidente della Fondazione Salute&Benessere:


Italiani longevi anche in caso di malattia cronica come il diabete?
Italiani certamente più longevi- l’uomo ha una aspettativa di vita pari a circa 80 anni, la donna 85 anni- ma non per il diabetico che ha una aspettativa di vita di 6-8 anni in meno di un soggetto normale. Abbiamo una quota sempre maggiore della popolazione anziana diabetica per effetto della diagnosi precoce della malattia che viene fatta sempre più tempestivamente e a maggiore raggio di azione. Il che significa terapia più precoce. Popolazione anziana si ma non è detto sempre in buona salute come attestano i numeri del diabete.
Lei nel libro parla di alimentazione come terapia o terapia dell’alimentazione. Cosa significa?
Sono molti gli studiosi che sostengono che il gene della longevità è il  corretto stile di vita, tanto più vero quando parliamo di malattie croniche, come il diabete. Stile di vita della mamma che influenza indubbiamente lo stato di salute del feto. Come ha scritto nella prefazione del libro” Il diabete al tempo del cibo” il Prof Sergio Pecorelli Presidente Aifa e Rettore dell’Università degli Studi di Brescia, i primi 100 giorni  del neonato sono determinanti per lo stato di salute del piccolo e lo saranno maggiormente i primi due anni di vita durante i quali si possono determinare il 70% delle patologie che svilupperà nell'età adulta.  In questo contesto l’alimentazione ha un ruolo fondamentale tanto che non sono la sola ad affermare che l’alimentazione è una terapia, una cura per stare in buona salute, facilmente perseguibile anche perché noi abbiamo una lezione: la dieta mediterranea.
 L’alcol e quindi il vino in dosi moderate è contemplato in un sano stile di vita?
Certamente si, bevuto in quantità moderate e soprattutto durante i pasti secondo l’uso della nostra dieta.  E’ questa una evidenza scientifica  per molte malattie cronico-degenerative, tra cui il diabete. Molti studi per quanto riguarda il diabete di tipo2, indicano un bicchiere di vino rosso al giorno come fattore protettivo della insorgenza dello stesso e delle complicanze cardiovascolari collegate a questa forma di diabete.
Il suo libro è parte di un Progetto pensato in occasione di EXPO, tanto da essere ritenuto valido dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Avrà un futuro il progetto EXPO?
 Il progetto Expo nel suo insieme è considerato una start-up, un trampolino di lancio per fare dell’alimentazione e della buona attività fisica le basi per gli stili di vita non più e non solo come prevenzione ma come terapie. Già da ora il Ministro Lorenzin ha invitato tutte le Società Scientifiche ad emanare delle raccomandazioni sugli stili di vita. Raccomandazioni che poi verranno declinate anche in terapie.


News:CULTURA E CONSUMO MA ANCHE BERE CONSAPEVOLE:

GLI OBIETTIVI DELLA CONSULTA NAZIONALE DEL VINO (Co.N.V.i.)






Per la prima volta 12 associazioni della filiera del vino si sono unite per fare ripartire i consumi e la cultura del vino italiano.  La consulta che è stata presentata il 19 di ottobre nello Slow Food Theather a Expo, si propone obiettivi concreti rivolti soprattutto ai giovani. 
“ Spiegare loro quanto il vino faccia parte della nostra cultura e identità nazionale- dice Vito Intini coordinatore Co.N.V.i.- illustrare che cosa vuol dire fare un prodotto di qualità ed educare i giovani al bere consapevole, sono tra le nostre priorità. Non a caso a settembre - spiega ancora il coordinatore - nella provincia di Brescia ha preso vita il primo progetto pilota cui hanno aderito 50 istituti scolastici nella sola Lombardia, per promuovere il tema del consumo consapevole e la conoscenza della tradizione enologia nostrana ”.

News:“ MAMME NON BEVETE IN GRAVIDANZA”:

l’appello lanciato dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia







 Sei donne su dieci sono a conoscenza dei rischi che corre il feto se si assume alcool durante la gravidanza. Ciò nonostante il 33% delle future madri durante la gestazione non smette di bere. 
“ Bere durante la gestazione- dice Paolo Scollo , Presidente Nazionale SIGO, può portare a patologie molto severe come la sindrome fetale alcolica o a disturbi dello sviluppo. Per questo durante il Congresso che si è appena concluso a Milano della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia, abbiamo rinnovato questo appello a tutte le mamme anche perché la comunità scientifica internazionale non è ancora riuscita a stabilire un limite entro il quale l’assunzione di alcool non rappresenta un pericolo per il nascituri”

Rubrica: I vostri perchè



Alcol in gravidanza, perché è meglio non bere del tutto?

- Angela di Treviso



E’ vero è quanto raccomandano gli esperti in assenza di un limite fissato dalla comunità medica internazionale, entro il quale l’assunzione di alcool non rappresenta un pericolo per il nascituro.  “L’indicazione certamente restrittiva è precauzionale - dice Paolo Scollo Presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia- in quanto bere durante la gravidanza può portare a patologie molto severe come la sindrome fetale alcolica e a disturbi dello  sviluppo”. E’ noto che il feto assorbe la stessa quantità di alcol assunta dalla madre . Alcol che può interferire-all’inizio della gravidanza- con la moltiplicazione cellulare  degli organi in formazione provocando, in dosi eccessive, malformazioni. No quindi assoluto senza nessuna distinzione tra alcolici( vino, birra, super alcolici). Rinnovata per la terza edizione la campagna della Assobirra e SIGO “ Se aspetti un bambino l’alcool può attendere”.



Alcol e ictus: cosa c’è di vero che chi beve con moderazione ha meno rischio di ictus?

- Marcello Campobasso


Andiamo per gradi: è stato dimostrato che alte dosi di alcol in soggetti con più di 60gr al giorno di alcool è causa di rischio sia per l’ictus ischemico che di tipo emorragico. Dati confermati da un recente rapporto del 2010 di Patra et al. Il rischi di ictus ischemico è invece sensibilmente ridotto in chi assume alcool ogni giorno tra i 12 e 24g. Questo sia rispetto gli astemi che i forti bevitori. In conclusione le più recenti indagini che hanno coinvolto alcune centinaia di migliaia di persone indica che la riduzione in termini di mortalità e di incidenza di ictus è interessante solo se associata ad un consumo quotidiano di alcool compreso tra i 2,5 e i 14.9g. Se poi al consumo quotidiano e moderato, i più virtuosi riescono a non fumare  a fare esercizio fisico e a mangiare correttamente, il rischio è dimezzato e questo è stato dimostrato nello studio Epic Norfolk  in cui sono state reclutate circa 20.000 persone.

venerdì 16 ottobre 2015

Le Aziende raccontano…



Sul portale del Casale del Giglio c’è scritto NON SOLO VINO. Ho cliccato e ho scoperto l’importante progetto culturale che questa azienda sta seguendo in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio diretta dalla Dott.ssa Elena Calandra, con l’Università di Amsterdam, Dott.ssa Marijke Gnade i comuni di Aprilia ,Latina e Nettuno. Funzionario responsabile dell’area archeologica del Satricum è il Dott Francesco di Mario.
Gli scavi hanno consentito l’individuazione della “ Via Sacra” che conduceva al Tempio della “ Mater Matuta” ed il ritrovamento di un calice in ceramica usato per il vino risalente al V secolo a.c
I Francesi dicono” Chapeau”, più semplicemente noi diciamo ben venga tanto amore per la propria terra e lungimiranza degna compagna di chi produce vino con professionalità, generosità e appunto “ cultura”!

La Storia:
la storia degli scavi di SATRICUM inizia nel 1986 quando il francese Hector Graillot scopri sulla collina di Le Ferriere i resti di un tempio dedicato alla dea Mater Matuta. Questo tempio sorgeva nell’area dell’acropoli di Satricum le cui prime tracce di attività culturali risalgono tra l’VIII e il VII secolo a.C. e attestavano la presenza di una capanna di culto. Al suo posto nel 640-625 venne edificato un sacello su fondazioni di pietra detto “ Tempio zero” e successivamente sul tempio distrutto, si costruì attorno al 500-480 a.C. un tempio di maggiori dimensioni
 Dopo un lungo periodo di inattività nel 1907 ripresero gli scavi passati nel 1975 sotto la direzione dell’Istituto Olandese di Roma con importantissimi risultati, come la scoperta del Lapis Satricanus, una base di pietra con un’iscrizione in latino databile tra il 525 e il 500 a.C.. Dal 1990 gli scavi vengono curati dall’Università di Amsterdam, sotto la responsabilità di Marijke Gnade.
L’abitazione a Satricum :
 Il primo insediamento a Satricum risale l IX sec a.C. quando le abitazioni erano costituite da capanne sulla collina della futura necropoli. Le prime venticinque di queste capanne sono state scoperte durante gli scavi del secolo scorso, altre quindici dal 1977.Nel VII sec cambia la tecnica costruttiva e le capanne erano ralizzate in pietra, successivamente nel VI sec queste vengono costruite da case con fondamenta in pietra e pareti di mattoni di argilla essiccata al sole. Si pensa che queste costruzioni collocate nell’acropoli di Satricum facessero parte del santuario e che fossero adibite ad alloggi per sacerdoti o per ospiti.
La Necropoli:
La necropoli protostorica di Satricum si estendeva a ovest e nord-ovest dell’acropoli. Fu parzialmente esplorata durante le campagne di scavo della fine Ottocento primi Novecento. Furono aperte decine di tombe contenenti sontuosi suppellettili funebri considerate tra le più importanti del Latium Vetus. Le sepolture più antiche erano a cremazione. Tra queste suppellettili ve ne erano molte di ceramica. In seguito nel 1981 ulteriori ricerche hanno documentato una seconda necropoli risalente al V-IV  secolo a.C. con almeno 200 tombe a fossa. La necropoli è stata attribuita ai Volsci quando conquistarono Satricum nel 488 a.C. e vi rimasero fino a quando i Romani vi fondarono una colonia nel 385 a.C. I corredi erano costituiti da vasi semplici per mangiare e bere, oggetti personali e armi, tra queste pregevole è un’accetta di piombo in miniatura con una iscrizione a carattere fallisco-capenate.
  



News:SCIENZA DELLA NUTRIZIONE PRESTO OBBLIGATORIA NEI CORSI DI MEDICINA










Introdurre  l’obbligo dell’insegnamento di Scienza della Nutrizione nei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, integrandolo nei programmi di Endocrinologia, è la proposta emersa nel corso di un incontro all’EXPO tra i rappresentanti delle principali Società Scientifiche Italiane che si occupano di questi temi e accolta dalla Conferenza annuale dei Presidenti dei Corsi di laurea in medicina e Chirurgia.” La dieta mediterranea riconosciuta universalmente la più salutare e patrimonio dell’UNESCO - afferma Andrea Lenzi Coordinatore dei Presidenti dei Corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e Presidente della Società Italiana di endocrinologia- è a rischio: le giovani generazioni ne fanno un cattivo uso con porzioni troppo grandi, eccesso di zuccheri a rapido assorbimento e grassi”.

News:UN TUMORE IMMERSO IN UN BICCHIERE DI BIRRA: E’ L’IMMAGINE DELLA CAMPAGNA DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI ALCOLOGIA












E’ veramente una immagine shock quella scelta per la campagna anti-alcol che la Società Italiana di Alcologia ha lanciato il 15 Ottobre dall’Ospedale San Martino di  Genova e che verrà diffusa in ospedali, Asl e negli studi dei medici di famiglia. L’idea per altro non è nuova in quanto- tra molte polemiche- era stata utilizzata  nel 2013 in Inghilterra in uno spot televisivo realizzato dal National Health Service. “ Che le bevande alcoliche siano cancerogene per l’uomo- dice  Gianni Testino responsabile del Centro alcologico regionale- lo dice l’OMS dal 2010 in quanto l’etanolo rientra nel gruppo dei cangerogeni come l’amianto”.” Oltretutto- sostiene Andrea Ghiselli del Centro Nazionale di Ricerca Alimenti e Nutrizione di Roma-poiché l’etanolo non è un nutriente potrebbe essere tolto dalla dieta”. Di contro i dati Istat di una ricerca dell’aprile 2015 indicano chiaramente che di pari asso con il calo dei consumi di alcolici ai pasti è aumentato il consumo eccessivo e le sbronze tra i giovani. E’ lo sballo di fine settimana un fenomeno che riguarda 8 milioni di cittadini, come il binge-drinking che coinvolge il 14,5% di giovani tra i 18-25 anni

CULTURA: OGGI PIU’ CHE MAI SI PUO’ BERE SERENAMENTE










“ - Il vino non è mai stato così sicuro come oggi - afferma in una intervista a WineNews il Prof Attilio Scienza docente all’Università di Milano- Primo perché nessun prodotto alimentare al mondo è così controllato come il vino, secondo perché la ricerca sta portando a pratiche di vigna e cantine sempre più rispettose della materia e con prodotti sempre più sicuri per la salute e poi perché l’igiene delle nostre cantine  è sempre più simile a quella delle sale operatorie. Nel vino- continua  Attilio Scienza- non c’è mai una correzione chimica, ne alcuna azione chimica per cambiare la sostanza si fa con processi fisici  o microbilogici ed è il risultato di più di 600 composti chimici che non sono aggiunti, ma si formano nel processo di trasformazione dell’uva in vino. Si va verso un’enologia sempre più rispettosa della materia prima e della qualità. Vogliamo portare al consumatore un vino che sia espressione della pianta e non di un processo trasformativo. Tutto questo è frutto di anni di ricerche delle nostre Università”.

Ricerca: Consumo Moderato di alcool e salute: il documento di Consenso Italiano

Il dibattito sul rapporto tra consumo di alcool e salute ha potuto fare riferimento, negli ultimi decenni, a molti studi effettuati su ampi gruppi di popolazione.
Dalla revisione di questi studi è emerso un Documento di Consenso, firmato da più Società scientifiche e da diversi esperti che hanno sottoscritto le conclusioni a titolo personale. Il documento ha messo in luce come il consumo moderato di alcool abbia effetti positivi sullo stato di salute/benessere di un individuo.
Il documento è stato pubblicato nel 2013 sulla rivista Internazionale NUTRITION, METABOLISM AND CARDIOVASCULAR DISEAS. Il lavoro è stato coordinato da NFI (Nutrition Foundation of Italy)



Moderate alcohol use and health: A consensus document

Relatori e Società Scientifiche:

A. Poli (a), F. Marangoni (a), A. Avogaro (b), G. Barba (c),
S. Bellentani (d), M. Bucci (e), R. Cambieri (f), A.L. Catapano (g),
S. Costanzo (h), C. Cricelli (i), G. de Gaetano (j),
A. Di Castelnuovo (k), P. Faggiano (l), F. Fattirolli (m), L. Fontana (n), G. Forlani (o),
S. Frattini (p), R. Giacco (q), C. La Vecchia (r), L. Lazzaretto (s), L. Loffredo (t),
L. Lucchin (u), G. Marelli (v), W. Marrocco (s), S. Minisola (w), M. Musicco (x), S. Novo (y),
C. Nozzoli (z), C. Pelucchi (r), L. Perri (t), F. Pieralli (z), D. Rizzoni (aa), R. Sterzi (ab),
R. Vettor (ac), F. Violi (t), F. Visioli (ad)


(a) NFI (Nutrition Foundation of Italy), Viale Tunisia 38, 20124 Milan, Italy
(b) SIPREC (Italian Society for Cardiovascular Prevention) and University of Padova, Italy
(c) SIIA (Italian Society of Hypertension), Institute of Food Science e Italian National Research Council e CNR, Avellino, Italy
(d) Gastroenterology and Liver Center, Local Health Agency of Modena, “Ramazzini” Hospital, Carpi, Italy
(e) SISA (Italian Society for the Study of Atherosclerosis) and Clinical Research Center Ce.S.I. “Universita` G. d’Annunzio”
Foundation, University of Chieti, Italy
(f) SNAMID (National Society of Medical Education), Milan, Italy
(g) SITECS (Italian Society for Clinical and Experimental Therapy) and Department of Pharmacology and Biomolecular
Sciences, University of Milan, Italy
(h) Laboratory of Genetic and Environmental Epidemiology, Catholic University, Campobasso, Italy
(i) SIMG (Italian Society of General Medicine), Florence, Italy
(j) Research Laboratories, “John Paul II” Foundation for Research and Treatment, Catholic University, Campobasso, Italy
(k) Laboratory of Genetic and Environmental Epidemiology, “John Paul II” Foundation for Research and Treatment, Catholic
University, Campobasso, Italy
(l) ANMCO (Italian National Association of Hospital Cardiologists) and Chair of Cardiology, University of Brescia, Italy
(m) ANMCO (Italian National Association of Hospital Cardiologists), Careggi Hospital and University of Florence, Italy
(n) AMD (Italian Association of Diabetologists), Dietology, Diabetology and Metabolic Diseases Unit, Sandro Pertini Hospital,
Rome, Italy
(o) AMD (Italian Association of Diabetologists), Unit of Metabolic Diseases & Clinical Dietetics Alma Mater Studiorum,
University of Bologna, Italy
(p) ANMCO (Italian National Association of Hospital Cardiologist) and Cardiology Unit e Istituti Ospitalieri di Cremona, Italy
(q) SID (Italian Society of Diabetology) and Institute of Food Science e National Research Council-CNR, Avellino, Italy
(r) “Mario Negri” Pharmacological Research Institute and Department of Clinical Sciences and Community Health, University
of Milan, Italy
(s) FIMMG (Italian Federation of General Medicine Doctors) Rome, Italy
(t) SIMI (Italian Society of Internal Medicine) University of Rome "La Sapienza" Italy
(u) ADI (Italian Association of Dietetics) Bolzano Health District, Bolzano, Italy.
(v) AMD (Italian Association of Diabetologists) Desio and Vimercate Hospital, Italy.
(w) SIOMMMS (Italian Society of Osteoporosis Mineral Metabolism and Skeletal Deseas) University of Rome "Sapienza" Italy.
(x) CNR-ITB (Institute of Biomedical Technologies and National Research Council) Rome, Italy.
(y) SIC (Italian Society of Cardiology) University of Palermo, Italy.
(z) FADOI (Italian Federation of the Association of Internal Medicine Physicians) University Hospital Careggi, Florence, Italy.
(aa) SIIA (Italian Society of Hypertension) University of Brescia, Italy.
(ab) The Italian Stroke Forum, Azienda ospedaliera CA GRANDA, Milano, Italy.
(ac) SIO (Italian Society of Obesity) University of Padova,Italy.
(ad) Laboratory of Functional Food, (IMDEA), Madrid, Spain.



NFI
Nutrition Foundation Of Italy

I FATTI dal 2013 a OGGI

-      Nel 2013 viene pubblicato, sulla rivista internazionale Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases (vedi), il Documento di Consenso italiano sugli effetti che il consumo moderato di alcol ha sulla salute. Il Documento è firmato da Società scientifiche nazionali e da più esperti che sottoscrivono le conclusioni a titolo personale.
-      Il documento identifica con precisione che cosa si intende con “dosi moderate” di alcol: non più di 25 g/die per le donne (2 drink) e di 40 g/die per gli uomini (3 drink). 12/15 g di alcol sono contenuti in un bicchiere di vino, o in una lattina di birra, o in un bicchierino di superalcolico. Precisa anche che il consumo di tali dosi dev’essere frazionato nella settimana e non sommato in un’unica occasione.
-      Il documento precisa che tutte le conclusioni sono valide soltanto per la popolazione adulta e anziana in buona salute e priva di particolari condizioni di rischio.
-      Le conclusioni sono tratte da un’ampia revisione della letteratura nazionale e internazionale, basata sulla selezione degli studi con accertata solidità metodologica e statistica.
-      Da questa revisione emerge chiaramente come il consumo moderato di alcol riduca il rischio di mortalità per tutte le cause. Esiste infatti una curva di correlazione, con andamento a “J”, che colloca i moderati bevitori in una fascia di rischio decisamente inferiore rispetto ai forti bevitori, ma anche agli astemi (vedi anche intervista ad Andrea Poli).
-      Anche tra consumo di alcol e rischio cardiovascolare emerge una curva di correlazione a “J”: nei consumatori moderati il rischio cardiovascolare appare nettamente inferiore rispetto a quanto accade negli astemi e nei forti bevitori (vedi anche intervista a Ilio Faggiano).
-      Il consumo moderato di alcol appare, a confronto con l’assenza di consumo, moderatamente protettivo nei confronti delle demenze e della demenza di Alzheimer (vedi anche intervista a Massimo Musicco). È nota invece la correlazione diretta tra forte consumo e atrofia e alterazioni della materia grigia e della materia bianca cerebrali.
-      Versante oncologico: l’effetto complessivo dell’assunzione moderata di alcol a dosi moderate sulla mortalità per tumori è modesta. Nello specifico: assenza di correlazioni tra consumo moderato di alcol e rischio di tumore laringeo, colorettale e pancreatico. Correlazione negativa con il rischio di alcuni tumori, come il linfoma. Correlazione positiva tra consumo moderato e rischio di tumore del cavo orale, faringe e dell’esofago (tumore a cellule squamose). Aumento del rischio di tumore della mammella (vedi anche intervista a Carlo la Vecchia).

-      Biennio 2013-2015: la ricerca nazionale e internazionale ha continuato ad approfondire il rapporto tra consumo moderato di alcol e salute. I dati emersi sostanzialmente confermano le conclusioni del Documento di Consenso del 2013:


a) vengono chiariti meglio i meccanismi attraverso cui l’alcol a dosi moderate esercita l’effetto cardioprotettivo, con incremento delle HDL e dell’adiponectina e complessivo effetto antinfiammatorio, con riduzione dell’infiammazione di basso grado, oggi individuata come una delle concause di patologie croniche e invalidanti.
b) In tutti i nuovi studi, l’effetto appare identico per tutti i tipi di bevande contenenti alcol (vino, birra, superalcolici).
c) L’analisi dei dati del Nurses’ Health Study e dell’Health Professionals Study conferma la correlazione a “J” tra consumo di alcol e salute cardio e cerebrovascolare. Inoltre, ne è emersa una riduzione della mortalità tra i soggetti con insufficienza cardiaca.
d) Si conferma che i moderati bevitori hanno anche uno stile di vita complessivamente più sano (studio Moli-sani), con un’alimentazione variata e ricca di frutta, verdura e cereali integrali. In questi soggetti l’alcol è consumato prevalentemente in contesti conviviali, come accompagnamento del cibo.
e) Il moderato consumo di alcol si conferma protettivo nei confronti dei diabete di tipo 2.
f) Si conferma la riduzione del rischio di mortalità per tutte le cause, fino al 20-25% per il consumo moderato.
g) Si conferma che l’eccessivo consumo di alcol aumenta il rischio di tumore in varie sedi. Per quanto riguarda il rischio di tumore epatico, gli ultimi dati non fanno emergere correlazioni con il consumo moderato.
h) Si conferma che l’eccessivo consumo di alcol è una delle cause più frequenti di ipertensione reversibile e fibrillazione atriale; incrementa il rischio di ictus, sia ischemico sia emorragico, ed è correlato a un terzo dei casi di cardiomiopatia dilatativa non-ischemica.

2014/2015 - I dati europei: nel 2014 il gruppo di Carlo La Vecchia pubblica un lavoro sul consumo di alcol in Europa. Per quanto riguarda l’Italia (e tutto il Sud Europa), emerge un calo dei consumi generalizzato e consistente.

2014/2015 – I dati italiani: l’analisi dei dati dello studio LIZ (LIquidi e Zuccheri), condotto in collaborazione tra Nutrition Foundation of Italy (NFI) e Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), coinvolgendo oltre 2000 assistiti sul territorio nazionale, conferma il calo dei consumi già rilevato in tutta l’area mediterranea e la marcata diminuzione in Italia, dove, in media le donne consumano 5 g di alcol al giorno e gli uomini circa 13 (cioè la metà di quanto viene definita internazionalmente assunzione moderata).


RISPONDE ANDREA POLI 
Presidente Nutrition Foundation of Italy

D. Qual è il messaggio principale di questo documento?
R. E' importante chiarire come il consumo moderato di alcool è inquadrato internazionalmente come due drink/die per la donna e tre drink/die per l'uomo, da inserirsi in un ottica di stile di vita corretto.
Il suo messaggio è che il consumo di alcool è portatore di benefici soprattutto in ambito cardio-celebro-vascolare, metabolico, scheletrico e neurologico.
Questo non si rileva in assenza di consumo o di consumo superiore a quanto indicato.


lunedì 12 ottobre 2015

Rubrica: I vostri perchè




"Ho visto che hai iniziato questa rubrica VinoSano, approfitto subito per domandarti se è vero che l’alcool può essere protettivo per i tumori, come ho letto."
- Bernadette Palermo

Assolutamente no, e mi rifaccio a due importanti  meta-analisi (in gergo è l’analisi dei più importanti studi di settore) pubblicate nel 2013 sulla prestigiosa rivista (Annals of Oncology). La prima aveva come obiettivo il consumo di alcool dose-dipendente cioè correlato al rischio di tumore per specifiche neoplasie per un totale di 486.538 persone. I dati indicano che il consumo di alcool determini un aumento di rischio, in particolare per il tumore del colon-retto, della mammella per le donne, della laringe, fegato, faringe, esofago e cavità orale. Questa correlazione  sembra esserci pari a un 20-30% di aumentato rischio- per bassi livelli di alcool e relativi alle medesime citate neoplasie. Piccola eccezione il vino rosso per il tumore al seno in quanto le sostanze contenute nei semi e nelle bucce riducono i livelli di estrogeni (dannosi per le donne in menopausa) per aumentare il testosterone. In questo caso il vino rosso risulterebbe protettivo.

"Ho sentito parlare molto di resveratrolo sostanza del vino rosso tra i più citati. Ma è tanto importante?"
- Paola di Teramo

E’ come il prezzemolo lo si cita e lo si mette un po’ ovunque. La question time riguarda le dosi e gli animali da esperimento: dovrebbero essere concentrazioni molto più elevate per avere effetti interessanti sull’uomo e i risultati certi si sono avuti solo, per il momento, su topi, insetti.. ma non sull’essere umano. Comunque è indubbio che ha pregevoli qualità: innanzitutto è un potente antiossidante (gli antiossidanti sono sostanze che combattono l’azione di alcuni composti critici per il nostro organismo). Questi composti più conosciuti come radicali liberi  sono implicati in molti processi dell’invecchiamento, in particolare dell’aterosclerosi (deposito del colesterolo cattivo sulla parete di una arteria) ecco perché è importante l’azione antiossidante del resveratrolo. Un noto ricercatore della Harvard Medical School di Boston, Davide Sinclair in un articolo della rivista americana “Journal Agricoltural Food Chemistry” aveva documentato come questo polifenolo fosse in grado di svolgere un ruolo neuroprotettivo nei confronti delle cellule che inducono l’Alzheimer. Le prime tracce di questo composto furono identificate venti anni fa nelle bucce degli acini dell’uva rossa ma anche -in quantità minori- nella buccia dell’uva bianca. Ha un effetto antinfiammatorio simile a quello dei più noti fans e possiede un’interessante attività antiaggregante sulle piastrine del sangue, rende cioè il sangue più fluido e quindi impedisce la formazione di trombi. Come abbiamo detto vi è necessità di alte concentrazioni perché viene velocemente metabolizzato nel fegato e quindi ha una brevissima emivita.

"Perché proprio il vino rosso sarebbe protettivo per il diabete di tipo2?"
- Carmelo Catania

Ti rispondo citando una ricerca inglese secondo la quale l’azione protettiva è da attribuirsi ai flavonoidi potenti antiossidanti in grado di modulare la regolazione del sangue del glucosio, fattore che influenza la possibilità di incorrere nel diabete di tipo2. Inoltre i flavonoidi potendo incidere sulla resistenza insulinica determinano una riduzione dell’insulino-resistenza, tipica delle forme iniziali del diabete e possono proteggere una persona da un’ampia gamma di patologie quali l’ipertensione e i problemi cardiaci strettamente legati alla malattia diabetica.

"Gentile Emanuela una mia amica mi ha riferito che nel suo libro  “Vivere Frizzante” vi è un paragrafo interessante che riguarda alcool e pressione alta. Sono ipertesa e onestamente amo il vino, possono convivere?"
- Maria Tramparulo Roma

In genere vi è una stretta relazione tra l’apporto di alcool e l’aumento di valori pressori sia in soggetti normotesi che ipertesi. In particolare questa associazione era stata dimostrata  in una popolazione di oltre ottantamila persone tra uomini e donne, dove l’assunzione di tre drink al giorno, rispetto i non bevitori, aveva comportato un aumento di pressione sia sistolica che diastolica. Due studi internazionali il Physician’s Health Study (13.455 uomini) e il Women’s Health Study (28.848 donne) dimostrano che una assunzione molto moderata di vino può esercitare un effetto protettivo sui valori pressori per le donne bevitrici, rispetto le astemie, e poiché il consumo moderato si associa a una riduzione del rischio cardiovascolare anche negli ipertesi, gli esperti suggeriscono una assunzione minore di 30g per giorno per gli uomini (due bicchieri) e 15 nella donna (1 bicchiere) piuttosto che la completa astensione. Il meccanismo è l’effetto vasodilatatore dell’alcol associata alla sua funzione sull’endotelio. Quindi dosi moderate anche negli ipertesi. L’evidenza è a vantaggio di questi ultimi rispetto gli astemi!


Perché questo blog.


Il vino è salute? Ne è convinta Emanuela Medi giornalista scientifica che nel suo saggio “Vivere Frizzante” con dati, ricerche e studi dimostra le proprietà benefiche per la salute , della bevanda degli dei. Nel vastissimo panorama dei blog e della comunicazione sul vino mancava un “tassello”  appunto il razionale medico-scientifico delle proprietà in positivo e in negativo dell’alcool, in particolare del vino. Una nicchia fatta di domande, risposte di esperti, studi Italiani e internazionali, ricerche di Università, Centri di Ricerca ed anche degli stessi produttori che, appassionati del loro mestiere, vogliono offrire al mondo del vino quanto di meglio esprime il loro prodotto. Un prodotto che per essere ”sano” deve necessariamente tenere conto di tante variabili: quantità, qualità, età, sesso, ambiente, presenza di malattie, stato della persona ecc…
E poiché non vogliamo che VinoSano diventi un contenitore difficile da ”bere” abbiamo pensato inizialmente, di coinvolgere chi avrà il piacere di seguirci, nel raccontare il  VINO A… (ad esempio Roma) : storia, personaggi, aneddoti, luoghi di incontro del vino della propria città. Non solo, l’invito è rivolto anche ai produttori con un raggio di interventi più ampio che riguardi il territorio e agli amministratori locali allo scopo di conoscere meglio questo comparto, nel bene e nel male…
Ora basta, mettiamoci al lavoro e grazie!



La redazione di VinoSano