sabato 16 gennaio 2016

Cultura. Sesso e bagno al vino: licenzioso ma interessante...





 "  Ancora non molto tempo fa, al Sud, il parto si faceva con l’olio. “ Tutti i provenzali della  mia età”, scrive il poeta e scrittore Marcel Scipion nella sua opera L’arbre du mensogne, “ sono venuti al mondo tra le mani unte delle levatrici di campagna”. Spesso inoltre, nelle regioni vinicole, a questa unzione con l’olio faceva seguito un bagno nel vino. Lubrificato il neonato , conveniva impregnarlo, fortificarlo, fargli prendere un bel  colorito rosso. Nato nell'olio e arrossato nel vino, in tal modo gli veniva assicurata una vita sempre vivace in ogni stagione.
Ma questo bagno nel vino, nutriente per l’anima, appare anche in altre circostanze della vita, senza che vi sia affatto necessità di fare appello alle antiche virtù. Nelle pagine di Restif de la Bretonne, celebre autore settecentesco delle ”delizie dell’Amore”, ci si lava molto. Ci si lava sistematicamente. Prima o dopo il coito. Tutt'altra cosa rispetto a Sade. Si mette a bagno culo, fica, coscia, piede, si fanno abluzioni, si fa il bidet, con l’acqua fredda, con l’acqua tiepida, si lava il culo in un grande bacile per rassodarlo, si lava all'acqua di rose, si immerge poi nel latte, si asciuga ed ecco che membro e vulva sono pronti per nuove prodezze. Accade, anche senza dubbio per dargli più vivacità, di bagnare lo strumento con lo Champagne.” Abbiamo cercato un tu per tu”, scrive Restif “ Dopo che i domestici sono stati congedati, egli mi ha fatto mettere a nudo le poppe, poi mi ha inebriata di Champagne. Si è lavato la verga in un bicchiere spumeggiante e io l’ho trangugiato all'istante!..Il membro ne guadagna un non so che di frizzante e di fresco, il culo si trasforma in principio effervescente e se ne ricavano grandi speranze.
Papa Paolo III in persona, si dice era uso a tale espediente. L’uomo autore della famosa bolla” In Cena Domini”( 1536), l’ispiratore del Concilio di Trento, colui che  approvò nel 1540 la costituzione dell’Ordine dei Gesuiti, il mecenate che affidò a Michelangelo l’esecuzione degli affreschi della Cappella Sistina e la cui giovinezza ispirò a Stendhal il personaggio di Fabrizio del Dongo, Paolo III dunque amava a al punto il vino di Creta da bagnarvisi i genitali ogni mattina. Ci si potrà stupire di questa abitudine. Serviva a rinfrescarli o a scaldarli? Sante Lanceri non ci dice nulla in proposito. E perché, diavolo un vino di Creta? Il fatto è che in quell'epoca, in cui si apprezzavano sommamente i vini giovani, si aveva un debole anche per i vini moscati di Cipro, di Creta, di Malvasia o di Malaga che venivano conservati per anni in caratelli o in bottiglie  con il tappo di vetro smerigliato. E forse si potrebbe dire che i genitali papali invocavano a gran voce i più grandi vini dal profumo ammaliante e dal colore mielato. A meno che Papa Paolo III non abbia applicato alla lettera i consigli del medico olandese Levinus Lemnius ( 1505-1568) che consigliava nei suoi” De occultis naturae” , a chi si era lasciato prendere dall'ebbrezza, di mettere a mollo nel vino le mammelle per le donne e i genitali per gli uomini, in modo da aspettarsi miracoli. Applicazione locale che doveva diffondersi in tutto il corpo e irraggiare fino al cervello. Ma tale trattamento fu in seguito accantonato, probabilmente perché fortificava in modo esagerato l’organo del peccato e conduceva a scappatelle ancora più reprensibili.  "


tratto da “ Eros&Vino” di Jean-Luc Henning, Sonzogno Editore

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