venerdì 8 gennaio 2016

Cultura. Bartolomeo Bimbi e la pala dello “ svanito”



Pittore della corte di Cosimo III de’ Medici, Bartolomeo Bimbi dalla personalità affascinante e singolare, si inserisce nella tradizione toscana che coniugava la descrizione visiva di piante e animali con l’elaborazione artistica delle stesse. Così nella natura morta ”Uve” tutti i grappoli mostrano gli acini dalle forme e colori diversi cui erano associati il nome delle qualità con un evidente richiamo alla catalogazione delle stesse. Una composizione questa che nasceva dal proposito di richiamare la benevolenza celeste sul casato mediceo testimoniata, in questa natura morta, dalla produttività del granducato. Ovviamente all’uva era collegato il vino che in quell’epoca particolarmente in toscana, era un prodotto di tutto riguardo, oltre che oggetto delle attenzioni granducali. Infatti nel 1716 Cosimo III promulgava il primo disciplinare sul vino che mirava a delimitare la zona del Chianti. A questo periodo risalgono le pale da pane che ornavano le pareti della sala consiliare dell’accademia della Crusca a coloro  che militarono nella prestigiosa istituzione. L’Accademia della crusca aveva come compito principale lo studio e il raffinamento della lingua fiorentina in modo da renderla il più possibile eguale alle lingue classiche. Il nome della istituzione derivava  dall’idea che bisognava epurare la lingua da possibili contaminazioni come la farina dalla crusca! Ed è attraverso il simbolismo agricolo che si esprime tutta l’attività della crusca, incluse le imprese dei “ cruscanti”. Anche il tema del vino era spesso rappresentato.  E’ il caso della Pala di Vieri Cierchi, dal soprannome accademico lo ”svanito”. In questa pala appare un fiasco con il turacciolo di paglia accompagnato dal motto ”Ah che il rimedio è tardi”. La soluzione è presto detta: il fiasco è una invenzione toscana risalente al tre-quattrocento derivante dalla necessità di proteggere dalle rotture il vetro delle bottiglie di vino. La mancanza di un tappo adeguato che garantisse una chiusura ermetica rendeva la conservazione imperfetta e il vino non buono perché non poteva essere salvato in alcun modo

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