sabato 12 dicembre 2015

Ricerche: UN BICCHIERE DI MODERAZIONE

Un bicchiere di moderazione


E' questo il titolo di una ricerca dell'Associazione Italiana per la ricerca sul Cancro (AIRC) che abbiamo scelto per spiegare come deve essere inteso il rapporto alcool-tumori.


Non servono sforzi sovrumani per ridurre il rischio di ammalarsi di cancro.
In alcuni casi basta un po’ di moderazione.
Per esempio con le bevande alcoliche che, se consumate in eccesso, sono delle vere e proprie sostanze cancerogene. È lungo l’elenco dei tumori il cui rischio può aumentare se si eccede con il consumo di alcolici:
Gli studi scientifici più rilevanti sulla relazione tra alcol e cancro sono stati passati in rassegna da un gruppo di ricercatori internazionali per conto dello IARC (International Agency for Research on Cancer), l’agenzia dell’Organizzazione mondiale della sanità che si occupa della promozione e del coordinamento delle ricerche internazionali sulle cause dei tumori nell’uomo. Lo studio ha analizzato gli effetti dell’alcol su 27 parti del corpo e ha concluso che le bevande alcoliche possono essere considerate a tutti gli effetti cancerogene.
Secondo il gruppo bastano 50 grammi di alcol al giorno, equivalenti apoco più di tre bicchieri di una bevanda alcolica, per aumentare di due o tre volte il rischio di tumori della cavità orale, della faringe e dell’esofago rispetto ai non bevitori. Sempre 50 grammi al giorno è la quantità sufficiente a far aumentare del 50 per cento il rischio di cancro al seno nelle donne, anche se ne bastano appena 18 per registrare un primo aumento del rischio rispetto alle astemie. Con la stessa quantità aumentano del 40 per cento le probabilità di sviluppare il cancro al colon retto rispetto a quelle di chi non beve mai.
L’alcol è però soprattutto causa di cancro al fegato e potrebbe aumentare il rischio di tumore dello stomaco e dei polmoni.
L’alcol svolge la sua azione cancerogena in diversi modi: può danneggiare alcuni tessuti o organi (come quelli della bocca o il fegato) e se, durante il tentativo di riparazione, si verificano “errori”, alcune cellule possono diventare cancerose. L’alcol, inoltre, nel processo di smaltimento, può essere trasformato in sostanze dimostratesi responsabili di causare tumori.
Ancora, può interagire con altri composti dannosi come il fumo, potenziandone i loro effetti nocivi o ridurre la capacità protettiva di alcuni nutrienti.
Infine l’alcol può indurre un aumento nella produzione di ormoni come gli estrogeni, anch’essi responsabili di un aumento delle probabilità di ammalarsi di alcune forme di cancro.
Anche se i potenziali danni dell’alcol sono molti, la buona notizia è che basta ridurre al minimo il consumo di bevande alcoliche per ridurre le probabilità di sviluppare questi tumori.
Tenendo conto che nessuna bevanda alcolica è sicura: anche il vino, che potrebbe svolgere una qualche funzione protettiva per il sistema cardiovascolare, quando si superano le dosi consigliate aumenta le probabilità di ammalarsi di tumori. Il fattore determinante, infatti, non è il tipo di bevanda, ma l’alcol in essa contenuta.
Per questa ragione è preferibile evitare i superalcolici che contengono un elevato tasso di etanolo.
Ridurre il consumo di alcol, inoltre, non abbassa soltanto il rischio di ammalarsi di cancro. L’alcol infatti può danneggiare le cellule di molti organi tra cui il fegato e il sistema nervoso centrale. Inoltre, è una sostanza in grado di indurre una dipendenza più forte di quella di molte droghe.


Segue l'intervista con Carlo La Vecchia

                                                                       Professore di Statistica medica ed Epidemiologia

Dip. di Scienze cliniche e Salute
Università degli Studi di Milano

D.: I dati sul rapporto tra il consumo moderato di alcol e rischio tumorale sono aperti a discussione. Nel Documento di Consenso del 2013 quali dati erano emersi?
R.: Si può affermare che il rischio di sviluppare un tumore, per chi ha un consumo moderato di alcol, sono modesti e limitati ad alcuni distretti specifici.
Infatti, se i principi del consumo moderato di alcol fossero seguiti da tutta la popolazione adulta, in assenza di altri fattori di rischio (il fumo di tabacco in particolare), si potrebbero evitare tra l’85 e il 90% dei tumori alcol-correlati.
I rischi residui (10-15%) sono relativi, come accennato, a distretti specifici a diretto contatto con l’alcol, ossia cavo orale, faringe ed esofago e mammella.

D.: La ricerca in questi anni è proseguita. Quali ulteriori evidenze hanno contribuito a completare il quadro in questo biennio?
R.: Si è confermata la tendenza, già emersa nei decenni precedenti, alla riduzione del consumo di alcol nei Paesi mediterranei e in Italia in particolare.
Un comportamento che va inquadrato nel ben noto stile di vita del bacino mediterraneo, in cui il consumo di alcol è prevalentemente associato al pasto e, sempre di più, limitato al solo pasto serale.
Ne deriva non soltanto il rispetto dei principi corretti di stile alimentare e di vita, ma anche un’ovvia diminuzione dei consumi, ridotti di oltre due terzi negli ultimi 30 anni.
Nelle nostre analisi più recenti (La Vecchia et al. - European Journal of Cancer Prevention 2014, 23:319–322), infatti, si mette in luce molto chiaramente, negli uomini, un parallelo dimezzamento della mortalità per tumore del cavo orale, faringe ed esofago in Italia, Francia e Portogallo.

D.: Quali messaggi è opportuno far giungere ai medici di famiglia e alla popolazione generale a questo proposito?
R.: Il medico conosce le abitudini dei suoi assistiti e conosce i loro profili di rischio: diffondere la cultura del moderato consumo di alcol (fatti salvi i gruppi di popolazione a maggior rischio a cui si accennava in apertura) fa parte dei suoi compiti. Anche perché, nei non fumatori (il fumo resta il principale fattore di rischio per tumori e potenzia l’effetto negativo dell’assunzione di alcol), il rischio relativo di tumori del primo tratto digerente è, come ho detto, limitato.
L’attenzione che va riservata alla donna e al rischio, comunque aumentato, di tumore mammario, è un tema da discutere con la donna stessa, lasciando a ciascuna la libertà di scelta, a fronte dei benefici accertati che il consumo moderato di alcol ha dimostrato su altre patologie in età anziana.




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