Il carattere sacro del vino, si ritrova trasmesso anche nei tanti oggetti
che in qualche modo sono venuti in contatto con esso e tra questi oggetti i
calici, o, più in generale i paramenti sacri sono quelli che hanno avuto nel
corso dei secoli, una benedizione speciale. Tra i calici più celebri ci sono
quelli nei quali il vino, per dimostrare la
sua vera natura di sangue, ha incominciato a coagularsi o quelli che
conservando le ostie, quasi a comprovare la presenza del sangue oltre che del
corpo di Cristo, arrivano a sanguinare, come nei vari miracoli eucaristici, da
quello di Lanciano avvenuto nell’anno 750, al celebre miracolo di Bolsena del
1263, in seguito al quale la festa del Corpus Domini fu estesa a tutta la
Chiesa .E fu proprio per conservare quelle preziose reliquie di Bolsena che si
costruì il celebre duomo di Orvieto dove ancora oggi si possono venerare.
Due, sono tuttavia, gli oggetti
che sono stati a contatto con il vino sul quale cristo in persona ha operato
trasformandone la natura, e sui quali il NUOVO TESTAMENTO ci informa in modo preciso. Il calice dell’Ultima
cena e le anfore delle Nozze di Cana. Il calice nel quale si compie
quotidianamente questa trasformazione del vino nel sangue di Cristo, unico,
originale calice che sarebbe stato usato da Cristo stesso del corso della sua
ultima cena con gli apostoli, è il famoso Sacro Graal intorno al quale si è
sviluppato un nucleo narrativo di straordinaria importanza. Il Graal è dunque
quella coppa di metallo nella quale si è compiuta per la prima volta il
miracolo della trasformazione, reliquia fondamentale per il mondo cristiano di
cui si sono perdute le tracce. Un altro calice, passato presto alla leggenda è quello
attribuito a San Giovanni Evangelista, un oggetto-reliquia, così come vuole la
tradizione- conservato nella Basilica Lateranense a Roma. Secondo la tradizione
che prenderebbe spunto dagli Atti di Giovanni( metà II secolo dopo Cristo),
Giovanni sarebbe sfuggito miracolosamente al veleno in esso contenuto. Veleno
che nell’iconografia classica viene rappresentato dal serpente.
Per quanto riguarda il celebre
miracolo delle Nozze di Cana che, come è noto, è quello della trasformazione
dell’acqua in vino: è stato il primo e l’unico miracolo che Cristo ha fatto ,
quasi di controvoglia, su mediazione della madre. Miracolo che esalta il valore
sociale, conviviale del vino, ma soprattutto il valore delle nozze, quello che
poi diventerà il sacramento del matrimonio. E’ evidente che la simbologia del
matrimonio quale evento, si legò ben presto, alle anfore nelle quali avvenne la
trasformazione. Molti sono i paesi che si vantano di possederle, tra i tanti ci
piace ricordare un piccolo e sconosciuto borgo: Casaluce, il cui santuario
conserva due di queste anfore che un’antica tradizione vuole siano quelle di
Cana. Queste anfore furono donate da Ludovico, nipote di re Carlo d’Angiò, a
Raimondo del Balzo, che viveva in quel Castrum
che poi sarebbe diventata Casaluce. Le anfore venivano direttamente
dalla Terrasanta da dove, nel 1282, Ruggero di San Severino le aveva portate.
Alla fine del XIII secolo vennero chiamati
a Casaluce i celestini, ai quali fu donato l’antico Castrum divenuto poi
santuario. Proprio per questa leggenda re, regine, imperatori venerarono nei
secoli questi mitici oggetti.
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