giovedì 30 marzo 2017

Cultura: IL MIO BIBENDA EXECUTIVE WINE MASTER



Non credo di avervelo mai detto, ma la mia passione per il vino mi ha spinto a iscrivermi al BEM  il master superiore di degustazione ideato da Franco Maria Ricci Presidente della Fondazione Italiana Sommelier (FIS).  Cosa mi ha spinto, dopo l’esame di sommelier,a intraprendere un percorso importante, difficile, per molti già segnato da esperienze lavorative? Una ragione di vita in più, un tassello di cultura lontano dalla politica, dai falsi miti, dalle facili promesse economiche, per accedere in punta di piedi alle nostre tradizioni, alla grandezza dei paesaggi, alla passione sincera  di molti vignaioli grandi e piccoli, alla scoperta di tanti vini autoctoni sconosciuti ai più e di altissima qualità.
Il master è ancora di più: è un progetto di cultura e di educazione volto a far conoscere questo grande patrimonio. Tra lezioni, slide, degustazioni  ”coperte” ovvero senza conoscere l’etichetta, sentori con il naso quasi tuffato nel bicchiere, assaggi che hanno dell’incredibile, non potevano mancare gli appuntamenti in vigna. Cappello, cerata e stivali di rigore! Poche parole (noi studenti)… tante e esemplari (i discenti), molta allegria e complicità. A cappeggiare la tribù: Daniela Scrobogna mitica quasi apostolica  insegnante dei corsi Bibenda, (acciaio che non si piega) e che non lascia spazio a ritardi e disattenzione. Il primo tour ai Feudi di San Gregorio (Campania) per conoscere  i pregi dell’Aglianico e il fascino dell’Irpinia. Più recentemente nel Cuore del Chianti classico: la Conca D’oro. Un CRU che ha tutte le carte in regola per essere dichiarato dall’Unesco, Patrimonio dell’Umanità. Un gioiello della natura preservato e valorizzato dai proprietari di piccole e grandi aziende e dagli stessi abitanti, raccolti spesso in una manciata di case: tutti tenacemente legati a questa terra e orgogliosi di abitarla.
A fare da re: ovviamente sua Maestà il Sangiovese. Meglio,  le tante interpretazioni  che hanno saputo dare grandi e piccoli produttori sulla base  dei vari terroir in cui è coltivata quest’uva generosa  e antichissima.   Il Sangiovese cambia con l’altezza, il PH, il clima, le aree di coltivazione, o meglio, la conformazione dei suoli. Predilige terreni drenanti, argillosi calcarei con abbondante scheletro.
Dalla scheda tecnica che ci è stata fornita in loco. Il sangiovese ha un’alta produttività, deve essere costantemente tenuto a bada, in modo da avere una produzione equilibrata e una maturazione in contemporanea di zuccheri, tannini, vinaccioli. Una maturazione fenolica e tecnologica non sempre facile da ottenere. Continuiamo  in questa scheda: il Sangiovese ha un colore rosso rubino, limpido e penetrante. Bellaspalla acida e corpo sostenuto. Al naso: frutti rossi come lampone, ribes, ciliegia. spezie, pepe nero, cardomomo. E’ balsamico, sentori mentolati, mente piperita, eucalipto. Presenza di tannini che varia dalla interpretazione che gli viene data…
Ma quanta strada ha fatto il Sangiovese e il suo Chianti Classico?
Tanta e sempre in salita: dal fiasco impagliato alle raffinate bottiglie con il sangiovese in purezza. Dal Sangiovese grosso con i suoi biotipi Brunello di Montalcino e Prugnolo Gentile, al sangiovese piccolo cui fanno riferimento molte varietà Toscane  e dell’Emilia Romagna, il Moellino di Scansano e quello di Montalcino Uveta.
Ma torniamo alla nostra Conca d’oro e precisamente a Panzano in Chianti meglio a Roberto Manetti patron dell’Azienda Agricol Fontodi. Dalle terrecotte, attività tipicamente chiantigiana, alla coltivazione dei vigneti. Dal 1968 la famiglia Manetti acquista, Fontodi e ne fa un gioiello di innovazione e produttività. Tutto naturale non’è uno slogan ma l’anima, il credo dei vini  prodotti in queste terre: tenuta di Pecille con le due  bellissime case Villa Pecille e Villa La Rota. Tutto naturale , per alcuni aspetti biodinamico.
“ Non si utilizzano prodotti chimici di sintesi ma si cerca di valorizzare al meglio le risorse interne all’azienda. Ad esempio i vigneti vengono concimati utilizzando un composto prodotto dall’unione dei residui di potatura e il letame proveniente dall’allevamento di chianine presenti nell’azienda. Rispettando l’ambiente si producono vini più puliti, più buoni e con una migliore espressione del territori ”- dice Roberto Manenti. Tutto vero il suo  Vigna del Sorbo Chianti Classico annate 1993-2006-2010 e Flaccianello 1983-1993-2006-1010.

Sangiovese in purezza e passaggio in barrique. Che degustazione!




Emanuela Medi. 

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