Sempre più sfaccettato il mondo
del vino tanto da confondere il pubblico meno smaliziato e allora proviamoci
almeno a rendere più chiari alcuni concetti.
BIOLOGICO: il concetto di BIO è
ormai di uso quotidiano perché il consumatore è molto più attento rispetto il
passato a ciò che mangia e che beve. A partire dalla vendemmia del 2012, i
produttori possono indicare in etichetta “vino biologico” qualora, oltre al
regolamento CE n 834/2007 che riguardava le pratiche della agricoltura
biologica nella vigna, in cantina si svolgono le indicazioni contenute nel
regolamento CE n. 203/2012 che vieta l’utilizzo di alcune sostanze e pratiche
come la desolforizzazione, la dealcolizzazione, la concentrazione per raffreddamento,
l’elettrodialisi ecc. Inoltre non possono assolutamente essere usate sostanze
chimiche ma solo quelle di origine animale, vegetale o minerale come la gomma
arabica, la colla di pesce, l’albumina, la bentonite, la perlite..Inoltre sono
da rispettare limiti per la quantità di solforosa totale nei vini biologici
secchi ad un massimo di 100mg/l e nei vini rossi e biologici bianchi secchi ad
un massimo di 150 mg/l. Per poter dire BIO è necessario essere certificati da
un ente preposto come AIAB, ICEA, ECOCERT Italia, CCPB, CODEX, BIOAGRICERT e altri
ORGANICO: una semplice
traslazione del termine inglese "organic” che in italiano in sostanza vuole
dire biologico.
BIODINAMICO: la certificazione biodinamica riconosciuta è
quella rilasciata dalla associazione Demeter che identifica biodinamica quella
agricoltura il cui trattamento del terreno, del letame, del terricciato è in stretta relazione con le energie del
terreno, degli esseri viventi e quelle cosmiche. Questa filosofia che vede il
suo ideatore nell’antroposofista Rudolph Steiner , nasce attorno gli anni Venti
quando un nutrito gruppo di agricoltori vedevano l’avanzata della rivoluzione
chimica una minaccia per la qualità della terra, dei sementi, delle pante e
degli animali più facilmente preda di malattie. Nella vigna si possono usare
prodotti da aziende biologiche o biodinamiche certificate, si possono
utilizzare concimi organici e la lotta agli insetti può essere fatta con mezzi
meccanici e non chimici. No anche alla a pratiche come la termovinificazione,
la pastorizzazione e l’aumento del grado alcolico. L’uso dell’anidride
solforosa impone limiti massimi nella quantità di 70mg/l per i rossi, 90mg/l
per i rosati e 60mg/l per i bianchi secchi.
E veniamo al NATURALE, un
azzardo in quanto il vino in natura non
esiste. E’ un termine sgradito ai produttori che non la possono riportare in
etichetta, in quanto ritenuta pubblicità ingannevole, contaminata perché
entrata nel linguaggi comune. Comunque alcuni identificano il concetto di naturale
quel vino che esclude totalmente ogni prodotto chimico e sintetico in vigna e
in cantina (cosa praticamente impossibile), oppure quel vino prodotto in luogo
rispettoso dell’ambiente, del territori e delle piante, o ancora quel vino che
in qualche modo rispecchia e recupera la dimensione contadina dell’uomo. Più
semplicemente il concetto di naturale rispecchia un concetto di artigianalità
in quanto si tratta di piccole aziende che raramente superano i 50 ha, dove il
procedimento è seguito dalla stessa persona o nucleo familiare in tutto il
processo dalla vigna alla commercializzazione.
Ma un buon vino è sempre un buon
vino quando frutto di esperienza, professionalità,impegno e onestà
intellettuale.
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