E’ un trattamento depurativo
famoso praticato dai Greci durante l’epoca classica e da alcune popolazioni
arabe: la ampeloterapia da “ ampelos” che significa vite. E’ un programma dietetico,
nel quale l’uva avendo un’azione terapeutica, deve essere ingerita secondo
precise regole. Consiste nel mangiare i chicchi, oppure nel bere esclusivamente
il succo o in entrambi i modi. Se si opta per il primo modo la quantità varia
da 50gr a 2 chili al giorno per un periodo di tre settimane, ma alcuni
specialisti indicano anche trenta giorni. Gli acini vanno masticati lentamente,
bucce e semi. Il suo consumo è indicato nei disturbi cardiovascolari, nelle
anemie, stipsi, convalescenze e durante la gravidanza. Può essere di aiuto nei
disturbi della ipertensione e negli stati febbrili. Favorisce il drenaggio, è
diuretica, disintossicante e energetica. Per chi soffre di colon irritato si
consiglia solo di bere il succo ottenuto
da mezzo chilo di uva per poi aumentare gradatamente la dose fino a 3-4 chili
al giorno. E visto che abbiamo fatto una digressione sulle proprietà curative
del vino, gustiamolo come vin brulè( vino bruciato, dal francese) molto
utilizzato dalle popolazione alpine per combattere il freddo e i raffreddori.
E’ una bevanda a base di vino rosso, cannella, chiodi di garofano e buccia di
limone che va consumata calda.. molto calda. Grazie ai polifenoli e all’alcool,
il vin brulè induce la vasodilatazione ,
la presenza della cannella combatte i raffreddori così come i chiodi di
garofano che hanno una azione antibatterica, se poi aggiungiamo la buccia di
limone le proprietà antisettiche e balsamiche sono importanti contro le
infezioni respiratorie. Basta? Per un vin brulè
non c’è male!
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