“ Si alla ricerca, in questa
battaglia siamo a fianco degli agricoltori”
Maurizio Martina, Ministro per le
Politiche Agricole
“ Caldo e parassiti, per le viti il futuro
è nelle nuove tecnologie..”
Angelo Gaja, viticoltore del
Barbaresco
“ Cambiare la legislazione vigente
significa fare sperimentazione in campo aperto..”
Michele Morgante direttore
scientifico dell’Istituto Genomica Applicata di Udine
Abbiamo scelto queste dichiarazioni di
tre opinion leader perché riteniamo rappresentino le diverse sfaccettature
di uno stesso problema: come rendere attuabile la ricerca genetica
nel nostro paese per migliorare le performans delle viti italiane sottoposte
all’assalto di malattie e cambiamenti di clima, “senza alterare – dice il
Ministro Martina-le caratterizzazioni produttive del nostro sistema
agroalimentare e la biodiversità grande patrimonio della vitivinicoltura
italiana”. Ricerche quindi, che siano sostenibili in quantità e qualità , che
tengano conto di un paese ad alta fragilità e diversificazione ambientale
e anche di una cultura molto legata alle tradizioni. Allora?
Partiamo anche qui da tre parole:
TRANSEGENESI: Trasferimento di geni tra specie diverse
CISGENESI:
trasferimento di geni dalla stessa specie
GENOMA EDITING: tecnica che permette di cambiare le basi
del DNA
Ma quale è la situazione?
Da decenni i nostri formaggi sono
fatti con piante Ogm coltivate all'estero e nessuno ha mai avuto nulla da dire.
Per il vino si è scatenato il finimondo da quando un noto viticoltore del
barbaresco Angelo Gaja ha chiesto che fosse “autorizzata” la ricerca pubblica
di sperimentazioni sul campo di miglioramento genetico per le viti.
Gli scienziati fanno ricerche sul miglioramento genetico per rendere più forti
le piante e per abbattere l’uso di fungicidi, ossido di rame tossico anche per
l’uomo. Gli imprenditori specie del Nord sono preoccupati di perdere piante
attaccate da oidio e peronospora ma il decisore politico cosa fa? Per chiarezza
ricordiamo che l’Italia non è Ogm
free e quindi per
la transgenesi (nel caso delle viti innesti di geni provenienti da viti
selvatiche in grado di ridurre del 90% i trattamenti annui con metalli pesanti)
questa tecnica considerata OGM non vi è alcuna apertura. Invece per
la cisgenesi e per il genoma Editing, le aperture sono ampiamente
dichiarate anche dal Ministro Martina. Ma le innovazioni genetiche valgono solo
se possono essere effettuate in campo aperto come in altri paesi europei e se
non cambia la legge vigente che considera la cisgenesi una tecnica OGM quindi
assolutamente vietata. L’Europa è chiamata a legiferare perché molti paesi CEE
hanno gli stessi nostri problemi. D’altro canto ognuno deve fare la sua parte:
i politici nel cambiare le leggi e favorire produttività, i ricercatori a
fare innovazione tecnologica e i produttori a essere meno oscurantisti:
chi sa fare il vino lo produce anche con tecniche che combattono peronospora e
oidio. E’ meglio inondare al 60% le viti di fungicidi , accettare che oidio( la
più temuta, grave e diffusa tra le malattie parassitarie) e peronospora
devastino intere culture specie al nord del paese, riempirsi la bocca di vini
naturali , biologici, dinamici o fare “sistema” con la ricerca come ogni buona
azienda che si rispetti?
Di seguito la nostra intervista con Michele Morgante, Direttore Scientifico Istituto
Genomica Applicata Udine .
Quali ricerche avete effettuato fino ad ora per la realizzazione
di viti resistenti?
Con la tecnica degli incroci, abbiamo prodotto qui ad Udine
10 varietà di viti( vini da tavola o Igp) resistenti in particolare allo
oidio e peronospera. Questa ricerca rientra in un programma durato 15
anni nell’ambito del quale abbiamo realizzato, attraverso incroci e
selezioni , viti nuove e resistenti anche se abbiamo utilizzato il gene del
Sauvignon o del Merlot e altri, con indubbi vantaggi e svantaggi.
Quali?
Vantaggi perché abbiamo ottenuto viti
resistenti alle malattie. Tenga conto che in tutto il territorio europeo solo
il 3 % è coltivato a viti con un utilizzo al 60 % di fungicidi. Svantaggi
perché essendo il mondo vitivinicolo molto conservatore è poco aperto a
novità di questo tipo. Inoltre queste selezioni non vanno bene per i DOC
quindi in zone di grandi vini come il barolo, l’amarone, il brunello a
meno che non siamo autorizzati a fare sperimentazioni in campo aperto.
Una via d’uscita?
Con la cisgenesi o trasferimento di un
gene della stessa specie si potrebbero ottenere chiamiamole super viti,
accorciare i tempi lunghi necessari agli incroci,( 15 anni sono un tempo
inaccettabile) e non perdere quel patrimonio tanto importante per il nostro
pese che è la biodiversità
Ostacoli allora?
Primo: i costi perché questa
ricerca che deve essere fatta sul campo ha bisogno di investimenti che noi Enti
Pubblici non abbiamo anche perché- come tutte le ricerche- il rischio di un
fallimento è sempre possibile. Secondo : cambiare la legislazione vigente che
di fatto impedisce la cisgenesi equiparandola a una tecnica transgenica.
La crisi delle viti, le malattie, i funghicidi sono un problema europeo
derivante dal forte cambiamento climatico e dalla alta piovosità. In zone come
il Sud d’Italia o la California con piogge infrequenti e clima secco, questa
situazione è meno sentita. Siamo onestamente in alto mare: la ricerca
ristagna, i politici prevedono tempi lunghi e la capricciosità del clima decide
per tutti. Una svolta? Forse a Marzo del 2016 quando dovrà essere ridiscussa la
legislazione vigente che speriamo sarà più morbida per il” ricollocamento” dei
geni delle nostre viti.
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