" E’
indubbio che per le sue oltre quattrocento componenti chimiche, il vino può
essere considerato un valido adiuvante dietetico in quanto apportatore di
importanti nutrienti all'organismo: stimola la digestione e l’appetito,
esercita un’azione rilassante e euforizzante. Non sono stati pochi e ne
parleremo a più riprese, i suoi impieghi come medicamento, tra questi l’uso
intensivo nel trattamento esterno delle lesioni e delle ferite.
Nel secolo
XIII, il medico chirurgo Lanfranchi, fondatore della Scuola di Chirurgia di
Parigi, e il suo discepolo Henri de Mondeville, medico di Filippo IV, ne
sostennero l’uso intensivo. Era opinione comune che l’applicazione del vino
sulle ferite, oltre a preservare dalle infezioni, ne favorisse il processo di
cicatrizzazione e guarigione. Addirittura il chirurgo francese Ambroise Parè
autore del famoso “ Metodo di trattare le ferite da archibugio e da altri
bastoni da fuoco” ( 1545) adottò il vino cotto in luogo dell’olio bollente per
le ferite sui campi di battaglia. Inoltre in assenza di anestetici veri, molto
spesso il vino veniva usato come” anestetico generale”, contro il dolore e nel
corso di amputazioni, oltre che in piccoli interventi chirurgici. Ma a parte
questi sistemi empirici solo nell'Ottocento si ebbero i primi fondamenti
scientifici del vino come antisettico, poco dopo la nascita della
batteriologia.Nel 1892 si verificò a Parigi una epidemia di colera durante la
quale un medico notò che i forti bevitori sopravvivevano di più degli astemi.
Di questa osservazione ne fece tesoro un medico militare austriaco tale Alois
Pick ( noto per aver descritto la febbre da pappataci), il quale fece il
seguente esperimento: introdusse alcune colonie di batteri del colera e
dell'ileotifo in alcuni matracci contenenti in alternativa: acqua, vino bianco
o rosso, oppure vino diluito per metà con acqua. Il risultato fu che mentre
tutti i batteri sopravvivevano nell'acqua semplice, i vibrioni del colera dopo
10-15 minuti morivano nel vino puro e in quello diluito, e quelli dell'ileotifo
dopo 24 ore. Pick ne concluse che anche il vino diluito esplica un effetto
battericida. Da quel momento si pensò che l’azione “ assassina” fosse dovuta
all'alcool. Bisognerà aspettare il 1950 quando quando J Montesquie, professore
di farmacologia alle facoltà di Medicina e Farmacia dell’Università di
Bordeaux, riprendendo questi esperimenti scoprì che il sottogruppo dei
polifenoli detto delle “antocianine”, in particolare la malvoside distrugge i
batteri ancor più della penicillina. Dimostrò inoltre che il vino diluito con
acqua in rapporto di 1:4 mostra- dopo 15 minuti- un potere antibiotico pari
pari a quello di 5U. di penicillina/ml. Per di più il vino diluito anche a
livello del 2% mostra ancora una qualche proprietà batterica. "
Da
“ Il vino come farmaco” di Luciano Sterpellone Antonio delfino Editore
Nessun commento:
Posta un commento