IV viaggio studio BEM –
Territorio toscano e umbro.
“ Ho un ricordo incancellabile del bordò che arrivava in barriques
dalla Francia in casa di mio nonno Chigi all’inizio della prima guerra
mondiale; quello stesso boquet lo ritrovai una decina di anni dopo bevendo
a Migliarino in casa Salviati un
Cabernet che proveniva da una vigna di loro proprietà. Quando poi riuscii ad
assaggiare un Margaux del 1924 e
risentii lo stesso gusto, mi ripromisi di fare un vino che aveva quella
particolarità”.
Da un documento scritto
nell’estate del 1974 da Mario Incisa della Rocchetta, successivamete ritrovato
dl figlio Nicolò.
Certo non poteva esserci un vino
più blasonato del Sassicaia: Incisa della Rocchetta, Antinori, Della
Gherardesca, Salviati, Chigi, il meglio della nobiltà Toscana e Piemontese. Un
incrocio di matrimoni, parentele , incontri , amicizie importanti e non solo italiane hanno segnato pezzi
di storia del nostro Paese. E non si tratta solo di appartenenza, ma di
tradizioni, valori, cultura, stili di vita, innovazione e imprenditoria,
quest’ultima nel mondo del vino, tramandate da padre in figlio. In un’Italia
sciatta che non cerca un riscatto culturale
ma che si accontenta della litigiosità di politici più alla ricerca di
alleanze che di soluzioni economiche e
sociali, leggere la storia di questo grande vino, da emozione perché in fondo
Bolgheri si trova in Italia e non
altrove, perché Mario Incisa, questo Marchese malinconico ma testardo ha creato
con il suo Sassicaia una immagine ”Italia” che anche i francesi, grandi esperti
di marketing, ci invidiano.
Nessun commento:
Posta un commento