Dal greco AUTOS/ stesso- e
CHTHON/ terra deriva il termine autoctono: un nome che indica che quel vitigno
è nato e si è sviluppato in un preciso luogo geografico adattandosi a quel
terreno quasi a confondersi con esso.
Sull’autoctono il nostro paese gioca una partita importante puntando sulla
biodiversità del territorio- caratteristica geologica dell’Italia- in grado di
produrre vini di eccellenza dalle infinite sfumature di odori e sensazioni
gustative. 350 tipi classificati non sono pochi, ma saranno certamente negli
anni, moti di più a siglare climi diversi, lo studio di particelle
territoriali, a intensificare la zonazione. Autoctono un volano economico per
aziende grandi e piccole capaci di valorizzare prodotti, creare posti di lavoro soprattutto per i
giovani e a promuovere quell’enoturismo su cui potrebbe vivere comodamente
l’Italia senza la spremitura delle tasse! Autoctono un sorvegliato speciale da
Enti e Associazioni perché non sia mai che perda la sua identità.
Autoctoni. Tanto da raccontare:
Lo faremo puntando ogni volta su alcune
regioni .
E allora parliamo della Tintilla,
vino molisano autoctono per eccellenza. La sua storia risale agli anni del
Regno Borbonico circa alla metà del 700. Lo certifica il suo DNA e le ricerche
condotte dall’Università degli Studi del Molise. Tintilia dallo spagnolo “Tinto”
che vuol dire appunto, rosso. Nonostante le sue origini antichissime questo
vino è stato messo da parte negli anni 60, quando i coltivatori molisani
preferirono le zone di coltivazioni pianeggianti favorendo la quantità più che
la qualità. E’ l’unico vitigno interamente autoctono molisano la cui produzione
è permessa solo in questa regione, da uve rigorosamente provenienti da vitigni
che rispettano i canoni di coltivazione quali la resa, l’altezza di
coltivazione non superiore i 200m s.l.m. e la distanza tra i ceppi. Baccanera,
colore carico, gusto rustico per un vino che ha ricevuto la DOC nel 2008 e
l’iscrizione al Registro delle Varietà
di Vite, nel 2012. Grande Di Majo Norante!
Da Sud a Nord con la Schiava,
Lagrein, Gewurztraminer, gli ambasciatori del vino altoatesino: i tre vitigni
autoctoni del Trentino, già citati nelle cronache del Medioevo sono stati dimenticati
fino quasi 15 anni fa ( la Schiava ha
addirittura rischiato l’estinzione). Tirati fuori dal cassetto dei vignaioli :
oggi il Gewurztraminer aromatico è il pezzo forte dei vini bianchi, il Lagrein
è fiore all’occhiello dei vini rossi altoatesini mentre la Shiava, leggero
rosso altoatesino è in fortissima ripresa.
Il santa Maddalena è il vino da
uvaggio più noto. Partendo dalla piazza principale di Bolzano e, dirigendosi
verso la passeggiata del Guncina, si possono ammirare i vigneti del
GEWURZTRAMINER. Nel giardino della tenuta
Hosfatter si possono avere tutte le informazioni per quello che è un
proprio divo.
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