La cantina è la camera da letto giù da basso.
Silenziosa, profonda, oscura.
Esposta a Nord. Né troppo bianca, né troppo umida. Senza odori di mela, di
aceto o di legna verde. La cantina è un luogo di culto pieno di misteri. Il
vino deve restare imperativamente in
contatto con il tappo, per evitare che questo si secchi, perda elasticità e si
restringa. Se il tappo si restringe, l’aria vi passa e il vino si ossida. Le
dilatazioni e le contrazioni affaticano irrimediabilmente il vino. Le bottiglie giacciono distese come su un’ottomana,
sistemate una di testa una di fondo. Fanno pensare alle bellezze dormienti di
Kawataba, la cui nuca sembra così facile da spezzare, o anche alla fanciulla
sorpresa dormire con un seno all’aria.
Nell’antica Roma esistevano due
cantine. La cella vinaria posta, al piano terra, dove si conservava il vino
nuovo in grandi otri di terracotta o botti di legno fino a quando veniva
venduto o chiuso in anfore millesimate... a quel punto venivano portare
nell’apoteca, nella parte alta della casa, dove venivano lasciate invecchiare
nel fumicarium, locale per affumicare, che serviva anche a togliere i residui
di umidità del legno. In questo locale il vino acquistava un aroma molto
particolare e apprezzato diventando denso come uno sciroppo” Una sorta di miele
amaro” dice Plinio a proposito di un vino vecchio di 200 anni.
Madelaine Bonjour in ”L’imaginair
du vin“ ha fatto l’inventario delle etichette di alcuni granai per tipo di
vino. Dentro c’è tutta la storia di Roma. Marziale parla di un ”del’annata di
Opimio”. Orazio in un’ode celebra un’anfora ”che si ricorda della guerra
Marsica”. Un altro vino proviene da Setia (l’attuale Sezze nel Lazio).
La cantina è come un momento di
pausa che la storia si prende, è come la somma di piccoli frammenti di tempo che
si condensano e che si materializza in anfore contenenti anche vini dolci e
zuccherati.
“Ma è certo che si scende sempre
in cantina, dice il filosofi Gaston Bachelard (1884-1962), non si è mai sicuri
di risalire dalla cantina. E’ li che il vino si concentra, matura, come se
nascesse dal mondo di sotto. Lontano dai tumulti, dalle guerre, dalle passioni,
dalle vicissitudini del tempo, - dice ancora Bachelard - il vino elabora il segreto di ogni bottiglia perché
non si sa cosa è, come diventerà, se
bisogna aspettare ancora o se è già pronto ad aprirsi”.
Si ha sempre paura di risvegliare
la bella addormentata, con la testa un po’ abbandonata, all’indietro, come in
un quadro di Giorgione.
Da “ Eros e Vino” di Jean Luc Henning
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