Il sughero, la
grotta, i pastori, il Bambinello se c’è un soggetto immutato nei tempi
dove nulla è casuale e tutto ha un suo posto e un suo ruolo, questo è il
presepe napoletano. La nascita di Gesù con il suo messaggio di salvezza e di
amore è così rivoluzionaria e semplice da essere stata rappresentato infinite
volte , in mille modi, in ogni angolo della terra e lo è tutt’'ora nelle
Chiese, nella case di gran parte del mondo Cristiano .Un messaggio e una
simbologia che ebbe inizio a Napoli nel 1025 nella Chiesa di S Maria dove, in
un documento, viene citato il presepe .Nel 1340 la regina Sancia d’Aragona (
moglie di Roberto d’Angiò) regalò alle Clarisse un presepe per la loro nuova
Chiesa ma bisogna arrivare al 1532 quando Domenico Impicciati realizzò le prime
statuine in terracotta ad uso privato. Si deve ai sacerdoti scolopi, nel primo
ventennio del Seicento, il presepio barocco. Le statuine furono sostituite da
manichini snodabili di legno, rivestite di stoffe o di abiti. Grazie a Michele
Perrone, i manichini conservarono testa ed arti di legno, ma furono realizzati
con un’anima di filo di ferro rivestito di stoppa che consentì alle statuine di
avere diverse pose. Fu alla fine del Seicento che il presepe napoletano acquisì
quella teatralità che è giunta fini a noi con la rappresentazione di
personaggi del popolo come i nani, i tavernai, gli osti, i ciabattini, le donne
con il gozzo ovvero la rappresentazione degli umili tra i quali nasce Gesù. Non
solo nel presepe viene rappresentata la quotidianità con le piazze, i vicoli
cui furono aggiunti resti di templi greci e romani a sottolineare
il trionfo del cristianesimo sorto sulle rovine del paganesimo.
Fu nel Seicento
che il presepe napoletano visse la sua stagione d’oro uscendo dalle Chiese dove
era oggetto di una profonda devozione religiosa per entrare nelle case
dell’aristocrazia e della ricca borghesia le quali gareggiavano per allestire
impianti scenografici sempre più ricercati. Ricordiamo allora il valore
simbolico di alcuni dei personaggi più noti :il macellaio, incarna il diavolo
perché associato al sangue e alla morte. La zingara che legge il futuro
simboleggia la predizione della morte di Cristo. Benito è colui che nella
tradizione napoletana, sogna il presepe: guai a svegliarlo il presepe
sparirebbe. I mendicanti: richiamano i defunti per implorare la preghiera dei
vivi. Il pescatore : simbolicamente pescatore di anime in quanto il pesce fu il
primo simbolo dei cristiani perseguitati .Il vinaio : il simbolo di
quella” rivoluzione religiosa” che avverrà con la morte del Cristo. Difatti il
vino e il pane saranno i doni con il quale Gesù istituirà l’Eucarestia
diffondendo il messaggio della resurrezione. Di contrapposto c’è la figura di
Cicci Bacco che si presenta con un fiasco in mano, retaggio della divinità
pagana Dioniso, dio del vino.
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