Non credo di avervelo mai detto,
ma la mia passione per il vino mi ha spinto a iscrivermi al BEM il master superiore di degustazione ideato da
Franco Maria Ricci Presidente della Fondazione Italiana Sommelier (FIS).
Cosa mi ha spinto, dopo l’esame di sommelier,a intraprendere un percorso
importante, difficile, per molti già segnato da esperienze lavorative? Una
ragione di vita in più, un tassello di cultura lontano dalla politica, dai
falsi miti, dalle facili promesse economiche, per accedere in punta di piedi
alle nostre tradizioni, alla grandezza dei paesaggi, alla passione sincera di molti vignaioli grandi e piccoli, alla
scoperta di tanti vini autoctoni sconosciuti ai più e di altissima qualità.
Il master è ancora di più: è un
progetto di cultura e di educazione volto a far conoscere questo grande
patrimonio. Tra lezioni, slide, degustazioni
”coperte” ovvero senza conoscere l’etichetta, sentori con il naso quasi
tuffato nel bicchiere, assaggi che hanno dell’incredibile, non potevano mancare
gli appuntamenti in vigna. Cappello, cerata e stivali di rigore! Poche parole
(noi studenti)… tante e esemplari (i discenti), molta allegria e complicità. A
cappeggiare la tribù: Daniela Scrobogna mitica quasi apostolica insegnante dei corsi Bibenda, (acciaio che
non si piega) e che non lascia spazio a ritardi e disattenzione. Il primo tour
ai Feudi di San Gregorio (Campania)
per conoscere i pregi dell’Aglianico e
il fascino dell’Irpinia. Più recentemente nel Cuore del Chianti classico: la Conca D’oro. Un CRU che ha tutte le
carte in regola per essere dichiarato dall’Unesco, Patrimonio dell’Umanità. Un
gioiello della natura preservato e valorizzato dai proprietari di piccole e
grandi aziende e dagli stessi abitanti, raccolti spesso in una manciata di
case: tutti tenacemente legati a questa terra e orgogliosi di abitarla.
A fare da re: ovviamente sua
Maestà il Sangiovese. Meglio, le tante interpretazioni che hanno saputo dare grandi e piccoli
produttori sulla base dei vari terroir in
cui è coltivata quest’uva generosa e
antichissima. Il Sangiovese cambia con
l’altezza, il PH, il clima, le aree di coltivazione, o meglio, la conformazione
dei suoli. Predilige terreni drenanti, argillosi calcarei con abbondante
scheletro.
Dalla scheda tecnica che ci è
stata fornita in loco. Il sangiovese ha un’alta produttività, deve essere
costantemente tenuto a bada, in modo da avere una produzione equilibrata e una
maturazione in contemporanea di zuccheri, tannini, vinaccioli. Una maturazione
fenolica e tecnologica non sempre facile da ottenere. Continuiamo in questa scheda: il Sangiovese ha un colore
rosso rubino, limpido e penetrante. Bellaspalla acida e corpo sostenuto. Al
naso: frutti rossi come lampone, ribes, ciliegia. spezie, pepe nero, cardomomo.
E’ balsamico, sentori mentolati, mente piperita, eucalipto. Presenza di tannini
che varia dalla interpretazione che gli viene data…
Ma quanta strada ha fatto il
Sangiovese e il suo Chianti Classico?
Tanta e sempre in salita: dal
fiasco impagliato alle raffinate bottiglie con il sangiovese in purezza. Dal
Sangiovese grosso con i suoi biotipi Brunello di Montalcino e Prugnolo Gentile,
al sangiovese piccolo cui fanno riferimento molte varietà Toscane e dell’Emilia Romagna, il Moellino di
Scansano e quello di Montalcino Uveta.
Ma torniamo alla nostra Conca
d’oro e precisamente a Panzano in
Chianti meglio a Roberto Manetti
patron dell’Azienda Agricol Fontodi.
Dalle terrecotte, attività tipicamente chiantigiana, alla coltivazione dei
vigneti. Dal 1968 la famiglia Manetti acquista, Fontodi e ne fa un gioiello di
innovazione e produttività. Tutto naturale non’è uno slogan ma l’anima, il
credo dei vini prodotti in queste terre:
tenuta di Pecille con le due bellissime
case Villa Pecille e Villa La Rota. Tutto naturale , per alcuni aspetti
biodinamico.
“ Non si utilizzano prodotti
chimici di sintesi ma si cerca di valorizzare al meglio le risorse interne
all’azienda. Ad esempio i vigneti vengono concimati utilizzando un composto
prodotto dall’unione dei residui di potatura e il letame proveniente
dall’allevamento di chianine presenti nell’azienda. Rispettando l’ambiente si
producono vini più puliti, più buoni e con una migliore espressione del
territori ”- dice Roberto Manenti. Tutto vero il suo Vigna del Sorbo Chianti Classico annate
1993-2006-2010 e Flaccianello 1983-1993-2006-1010.
Sangiovese in purezza e passaggio
in barrique. Che degustazione!
Emanuela Medi.
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