L’Associazione
Nazionale Le Donne del Vino è nata nel 1988 e oggi conta più di 700 iscritte.
Ci parli della nascita e dell’evoluzione di questo progetto?
Sì, siamo nate nel 1988 dall’intuizione
della produttrice toscana Elisabetta Tognoni e oggi l’associazione vede una
grande partecipazione di molte donne in tutta Italia. L’obiettivo fondante è
quello di valorizzare il ruolo delle donne in tutta la filiera vitivinicola che
comprende le produttrici, le enologhe, le ristoratrici, le giornaliste, le
sommelier. Miriamo a coprire tutte le fasi e gli aspetti riguardanti il
prodotto vino, dalla produzione alla vendita, dal vigneto al ristorante,
ponendo grande attenzione anche alla comunicazione per la quale abbiamo un
nostro stile ben definito e riconoscibile.
Quindi
c’è una caratteristica distintiva delle donne produttrici di vino e i colleghi
uomini?
Credo che la differenza stia proprio nel
modo di comunicare il prodotto vino ponendo grande attenzione all’aspetto
culturale. Noi tendiamo ad utilizzare un linguaggio particolare, sicuramente
più poetico, più legato al territorio e alla storia, noi raccontiamo di più
quelle che sono l’origine familiare e le tradizioni. Si tratta di un approccio
diverso, le donne hanno saputo proporre una visione nuova e un modo diverso di
interpretare una delle eccellenze del nostro paese che è il vino.
La
vostra logica è quella del “vino al femminile”. A che punto è oggi il
pregiudizio verso le donne che si occupano di questo tema?
Fino a qualche anno fa, in effetti, questo
pregiudizio era ancora molto evidente perché l’argomento vino era molto
declinato al maschile. Devo dire che ancora oggi succede che nelle
presentazioni di una sommelier ci sia diffidenza, oppure nella parte
commerciale, quando si deve chiudere un contratto, può capitare che il cliente
chieda un confronto con un referente uomo. Questa disparità, tuttavia, è sempre
più leggera e anche le donne che producono, vendono o promuovono il prodotto
vino sono apprezzate ed affermate nell’ambiente.
Lo
scorso 4 marzo si è svolta La Festa delle donne del vino, la prima
manifestazione nazionale dedicata alle donne che consumano, producono, vendono
e promuovono il vino. Come è andata?
Questa era la prima edizione e quelle
iscritte erano ancora solo 4 aziende. Il Lazio non ha partecipato per motivi
organizzativi ma ci stiamo già preparando per la prossima edizione.
L’organizzatrice è Donatella Cinelli Colombini che ha voluto portare anche
all’interno dell’Associazione Donne del Vino il format delle “cantine aperte”.
Ci sono state molte adesioni nelle altre regioni e la prima prova di questa
iniziativa è riuscita molto bene.
Tu
sei la delegata del Lazio, quali sono i prossimi eventi nella nostra regione?
Innanzitutto partecipiamo al Vinitaly con
il programma nazionale: una delle nostre produttrici è tra le figure che
presentano un vitigno raro, nella degustazione guidata da Daiane D’Agata
domenica 9 aprile. Si tratta di una degustazione importante perché la platea è
formata da giornalisti e da master wine, quindi personalità molto qualificate.
Poi stiamo organizzando una serata di degustazione in abbinamento a formaggi
particolari prodotti nel Lazio e ad ottobre abbiamo già in calendario una
manifestazione a Rieti. Gli appuntamenti sono molti, dobbiamo solo selezionarli
e organizzarli nel modo migliore.
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