Ormai sono entrate nella nostra vita
quotidiana, app per comunicare o per orientarsi, app per pagare un bollettino o
per prenotare un posto in aereo, per cercare un paio di scarpe o scrivere un
articolo per il blog. Applicazioni, IoT, droni, stampa 3D, sono prodotti delle
nuove tecnologie che negli ultimi 10 anni hanno modificato il nostro modo di
fare le cose o di usufruirne.
Il mondo si muove
Le app sono la più nota rivoluzione
introdotta dagli smartphone, anzi, sono l’ovvia conseguenza dell’invenzione di
Steve Jobs quando presentò il primo iPhone nel gennaio 2007 al Macworld
Conference & Expo di San Francisco.
Da quel momento si è aperto un mercato quasi infinito
per gli sviluppatori di applicazioni, ed ogni brand che si rispetti ha la
propria app con la quale visitare il sito aziendale, muoversi tra gli scaffali
dei prodotti, prenotare l’ultimo modello in produzione.
Il mondo del turismo in particolare
ha beneficiato dell’unione tra codice di programmazione e tecnologia di
geolocalizzazione, trasformando la ricerca di un albergo o di un
ristorante in una attività di pochi minuti.
Non parliamo poi del food:
prenotare un tavolo per la sera, scegliersi il menù, addirittura fare la spesa,
tutto si può fare grazie ad un’app.
Anche il mondo del vino si
muove in questo ambiente, le applicazioni come Vivino oWinesearcher sono
da considerare un po’ le Shazam del vino: inquadri una bottiglia, scatti una
foto, e dopo un attimo compare la scheda tecnica di quel vino con indicazioni
utili per l’abbinamento e per l’acquisto.
Lo
scorso anno la società di venture capital francese che agisce nei tre settori
Vino, Cibo e Turismo, 33entrepreneurs,
ha rilasciato una mappatura di oltre 500 startup tecnologiche e circa 1600
app che riguardano il vino. Il report è stato
pubblicato anche su Medium.
Dividendo app ed aziende
tecnologiche in base al loro obiettivo (Produzione, Suggerimenti,
Vendita/Consegna, Consumo, Enoturismo e Attività), il grosso della tecnologia è
orientato al cliente finale, ossia ai Suggerimenti (32%) ed alla Vendita/Consegna
(39%). Seguono le startup
dedicate al Consumo e Produzione con stranamente ultimo l’Enoturismo.
Vino
e New Tech: Un mercato da 790 milioni di $
Non tutte producono una
innovazione utilizzabile, alcune sono sicuramente improbabili come i
flaconcini di vino da 10cl per degustazioni veloci, ma tra queste c’è
anche Coravin, la ditta produttrice delle spine da inserire nel tappo della
bottiglia per il servizio al bicchiere. In ogni caso il gran numero di aziende
coinvolte indica che il mercato del vino è stato finalmente scoperto anche
dalla tecnologia, e soprattutto dimostra come, specialmente nel campo
dell’enoturismo, ci siano ancora margini enormi di inserimento.
Quando sono andato a Navelli per Naturale, oltre agli assaggi
ho parlato con alcuni dei produttori più giovani, chiedendo se e come
utilizzassero il web nella loro azienda.
Le risposte sono state
piuttosto deludenti, visto che il massimo che ho ottenuto è stato l’indirizzo
della pagina Facebook. Piccole dimensioni aziendali ed una
particolare visione del consumatore inducono i produttori a non occuparsi
dell’utilizzo della rete e delle nuove tecnologie che stanno nascendo,
lasciando che sia qualche foto sulla pagina Facebook a convincere il cliente ad
andare a visitare la cantina ed acquistare il vino.
Questa illusione, sebbene
mantenga il valore romantico del lavoro in vigna ed in cantina, di sicuro non
alimenta il desiderio di andare a cercare un produttore mentre si è in vacanza
in Abruzzo o in Piemonte. In Abruzzo vado spesso, ma raramente ho la possibilità
(a meno di non conoscerne già l’indirizzo) di trovare una app o anche un sito
web di geolocalizzazione dedicato alle cantine della zona. Spesso passo a
pochi km di distanza da un produttore ma, non conoscendone l’esistenza, mi
sfugge via lungo la strada. E in giro non ho il computer, ho lo smartphone.
Tecnologia
e piccoli viticoltori
Sono invece proprio le piccole
dimensioni dei produttori che dovrebbero spingere all’utilizzo delle tecnologie
moderne, a fronte di un investimento anche minimo (inserire la propria azienda
su Google My Business è gratuito), per avere la
possibilità di avere un afflusso di turisti e visitatori, invogliandoli magari
con video professionali sul proprio canale YouTube.
E’ quasi sconfortante vedere ed
ascoltare produttori giovani che rispondono che “…non credo molto nel web, io
preferisco il contatto umano“. Giusto, il contatto umano è
fondamentale soprattutto per un vignaiolo: ma se non ti conosco, come faccio a
passare da te in vigna? Come riesco a sapere se la cantina è aperta per le
visite, gli orari, se posso acquistare vino sfuso (ad esempio), o mangiare lì
vicino?
E’ quasi sconfortante perché
sembra che il mondo del vino, almeno in Italia visto che in Francia esistono
realtà già ben configurate in rete, voglia negare addirittura la validità degli
strumenti che il web 2.0, con le sue app, i canali di chat, i video, la IoT che
sta iniziando a galoppare, mette loro a disposizione. La connessione di
dispositivi di nuova generazione, come i wearable, con la diffusione delle nuove
tecnologie web, ha una potenza enorme che però molti produttori di vino
sembrano snobbare.
Tra nessun uso tecnologico ed
una vigna piena di robot vendemmiatori, può esistere una virtuosa via di mezzo.
Ovviamente, serve un piano ben
preciso, definire obiettivi, budget, ruoli. Può anche non piacere,
Internet, e se la si intende relegata al solo Facebook sono anche
d’accordo con voi. Bisogna però pensare che le persone si muovono, non
rimangono ferme davanti al computer, e molte delle attività che fino a cinque
anni fa si facevano al pc, oggi si compiono più agevolmente con il
dispositivo mobile, il telefonino insomma. Che si avvale delle potenzialità che
le nuove tecnologie, web e non solo, offrono.
Non
solo i social
Se aprite un canale Telegram,
ad esempio, un vostro cliente o un curioso può farvi domande e ricevere
risposte; potreste far costruire un bot che dia automaticamente alcune risposte
standard a certe frasi chiave, come il contatto via email o telefonico, o la
mappa per raggiungervi centrata sulla posizione del visitatore.
Un
semplice e poco costoso QR-Code in retroetichetta può fornire una enorme
quantità di informazioni al cliente: la vostra bottiglia appare su scaffali di
enoteche e tavoli di ristoranti, dove chiunque può vederla e scansionare il
codice, anche se non la sta acquistando o bevendo in quel momento.
Un sensore di temperatura e
umidità in alcune aree del vigneto potrebbe avvisarvi di qualche problema
atmosferico per tempo.
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