venerdì 27 novembre 2015

Ricerche: Biodinamico, organico, libero, naturale: le tante definizioni per il vino






Sempre più sfaccettato il mondo del vino tanto da confondere il pubblico meno smaliziato e allora proviamoci almeno a rendere più chiari alcuni concetti. 
BIOLOGICO: il concetto di BIO è ormai di uso quotidiano perché il consumatore è molto più attento rispetto il passato a ciò che mangia e che beve. A partire dalla vendemmia del 2012, i produttori possono indicare in etichetta “vino biologico” qualora, oltre al regolamento CE n 834/2007 che riguardava le pratiche della agricoltura biologica nella vigna, in cantina si svolgono le indicazioni contenute nel regolamento CE n. 203/2012 che vieta l’utilizzo di alcune sostanze e pratiche come la desolforizzazione, la dealcolizzazione, la concentrazione per raffreddamento, l’elettrodialisi ecc. Inoltre non possono assolutamente essere usate sostanze chimiche ma solo quelle di origine animale, vegetale o minerale come la gomma arabica, la colla di pesce, l’albumina, la bentonite, la perlite..Inoltre sono da rispettare limiti per la quantità di solforosa totale nei vini biologici secchi ad un massimo di 100mg/l e nei vini rossi e biologici bianchi secchi ad un massimo di 150 mg/l. Per poter dire BIO è necessario essere certificati da un ente preposto come AIAB, ICEA, ECOCERT Italia, CCPB, CODEX, BIOAGRICERT e altri
ORGANICO: una semplice traslazione del termine inglese "organic” che in italiano in sostanza vuole dire biologico. 
BIODINAMICO: la certificazione biodinamica riconosciuta è quella rilasciata dalla associazione Demeter che identifica biodinamica quella agricoltura il cui trattamento del terreno, del letame, del terricciato  è in stretta relazione con le energie del terreno, degli esseri viventi e quelle cosmiche. Questa filosofia che vede il suo ideatore nell’antroposofista Rudolph Steiner , nasce attorno gli anni Venti quando un nutrito gruppo di agricoltori vedevano l’avanzata della rivoluzione chimica una minaccia per la qualità della terra, dei sementi, delle pante e degli animali più facilmente preda di malattie. Nella vigna si possono usare prodotti da aziende biologiche o biodinamiche certificate, si possono utilizzare concimi organici e la lotta agli insetti può essere fatta con mezzi meccanici e non chimici. No anche alla a pratiche come la termovinificazione, la pastorizzazione e l’aumento del grado alcolico. L’uso dell’anidride solforosa impone limiti massimi nella quantità di 70mg/l per i rossi, 90mg/l per i rosati e 60mg/l per i bianchi secchi. 
E veniamo al NATURALE, un azzardo  in quanto il vino in natura non esiste. E’ un termine sgradito ai produttori che non la possono riportare in etichetta, in quanto ritenuta pubblicità ingannevole, contaminata perché entrata nel linguaggi  comune. Comunque  alcuni identificano il concetto di naturale quel vino che esclude totalmente ogni prodotto chimico e sintetico in vigna e in cantina (cosa praticamente impossibile), oppure quel vino prodotto in luogo rispettoso dell’ambiente, del territori e delle piante, o ancora quel vino che in qualche modo rispecchia e recupera la dimensione contadina dell’uomo. Più semplicemente il concetto di naturale rispecchia un concetto di artigianalità in quanto si tratta di piccole aziende che raramente superano i 50 ha, dove il procedimento è seguito dalla stessa persona o nucleo familiare in tutto il processo dalla vigna alla commercializzazione.

Ma un buon vino è sempre un buon vino quando frutto di esperienza, professionalità,impegno e onestà intellettuale.

Nessun commento:

Posta un commento