lunedì 2 novembre 2015

MEDICINA: ALZHEIMER E ALCOOL MODERATO




Alzheimer e alcool moderato: una prevenzione possibile!




A proposito di assunzione di alcool come fattore protettivo per le demenze, abbiamo rivolto alcune domande al Prof Massimo Musicco, ricercatore CNR, Istituto per le Tecnologie Biomediche, Segrate( Mi) e Presidente SINDEM ( Società Neurologica per lo Studio delle Demenze).

 Nell'ambito delle abitudini di consumo moderato di alcol, quali erano state le conclusioni riportate nel Documento di Consenso del 2013 relative al rischio di demenza di Alzheimer?
Le evidenze disponibili e sulle quali avevamo basato le nostre conclusioni suggerivano che un moderato consumo di alcol potesse esercitare un effetto protettivo nei confronti delle demenze in generale e della demenza di Alzheimer in particolare.

Quali sono stati gli studi che più hanno contribuito a tali conclusioni?
Ci siamo basati sugli studi di coorte più significativi, che avessero solida metodologia e che avevano studiato l’associazione fra consumo di alcol e demenza. Tra le ricerche considerate che vorrei citare c’è il Rotterdam Study, iniziato nel 1990 in Olanda e uno studio Italiano, pubblicato nel 2007 su Neurology da colleghi ricercatori di Bari (Solfrizzi V, D’Introno A, Colacicco AM, Capurso C, Del Parigi A, Baldassarre G, et al. Alcohol consumption, mild cognitive impairment, and progression to dementia. Neurology; 2007. p. 1790-9).

Quale meccanismo d'azione si può ipotizzare per questi risultati?
Secondo quanto avevamo riportato nel 2013 e di cui continuiamo a essere convinti, è l’alcol in sé a esercitare questo moderato effetto protettivo. Quindi non è il tipo di bevanda alcolica (vino, birra, superalcolico) a determinare l’azione protettiva. D’altro canto, a supporto di questa idea vi sono evidenze sperimentali che l’etanolo di per sé possa contrastare l’effetto neurotossico dell’amiloide, e che quindi possa agire direttamente su quello che è ipotizzato essere il meccanismo patogenetico della malattia di Alzheimer. Resta comunque da dire che il vino rosso, e quindi una specifica bevanda alcolica, contiene sostanze che contrastano i processi ossidativi e che questi processi sono generalmente considerati una concausa di neurodegenerazione.
Si deve poi considerare che il moderato consumo di alcol si associa ad abitudini alimentari complessivamente corrette e in particolare alla cosiddetta dieta mediterranea che, a sua volta, è risultata protettiva nei confronti della demenza. Non si può pertanto escludere che specifici pattern alimentari che prevedono una moderata assunzione di alcol siano la reale spiegazione dell’effetto protettivo esercitato dall’alcool stesso.

Quali conclusioni potremmo trarre valide anche oggi?
La prima: ci sono evidenze a favore di un effetto neuroprotettivo associato al moderato consumo di alcool, ma non ai livelli superiori di assunzione, e quindi va fortemente contrastata e combattuta l’eccessiva assunzione di alcolici.
La seconda: se un soggetto assume alcol a dosi moderate, in assenza di situazioni ben definite di rischio, già accennate nelle altre presentazioni, non deve essere incoraggiato a smettere.

Ci sono studi mirati anche sul MCI (Mild Cognitive Impairment)?
Certamente. Vorrei citare lo studio spagnolo ZARADEMP, condotto nell’area della città di Zaragoza (Saragozza) e pubblicato nel 2010 dal gruppo di Lobo, in cui emerge che il consumo moderato di alcol rallenta il declino cognitivo. Attenzione, però: in quello studio gli ex-bevitori mostravano un rischio di rapido declino cognitivo decisamente aumentato. Ciò non significa ovviamente che smettere di bere alcolici è dannoso, ma che una delle motivazioni per smettere di bere alcolici è probabilmente riconducibile alla persona, che avverte soggettivamente una riduzione delle proprie capacità cognitive, sintomo questo che caratterizza la demenza in fase iniziale.
Ci sono poi i dati di un ampio studio di popolazione, di tipo prospettico, condotto in Cina, che ha valutato il rischio di evoluzione da MCI a demenza, in funzione del consumo di alcol: anche in questo caso si è visto che chi era moderato consumatore di alcol da tutta la vita, oppure aveva iniziato da poco al momento della prima osservazione, risultava più protetto dal rischio di evoluzione in demenza, rispetto agli astemi.

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